Le orride, nonostante le mie ripetute campagne di sterminio, non se ne sono ancora andate. Non hanno toccato beni salvavita, quali la crema antirughe e il caffè, ma in compenso si sono accampate nel frigorifero. Da tre giorni la Famiglia in cammino mangia pane ripieno di formiche, prosciutto all'aroma di formica, formaggio formicoso. La Grande finge di non vedere temendo che i poveri insetti subiscano le mie rappresaglie. La Piccola non si accorge. Il Papà non ci fa caso. Io ho i nervi a pezzi.
Da due giorni fa un gran caldo. Sono le dieci di sera e siamo ancora in canottiera, il che è un'ottima notizia. Il rovescio della medaglia, però, è che gli insetti si sono moltiplicati. Oltre che con le odiose formiche, oggi abbiamo dovuto fare i conti con centinaia di mosche. Mosche assetate, per di più, che quindi mirano alle labbra, nella speranza di rubare qualche goccia di saliva. Il tutto fa un po' schifo, soprattutto se si considera il rischio di mangiarle. In serata siamo stati felici di cenare all'aperto, ma ci siamo trovati in una nuvola di zanzare. Abbiamo spruzzato repellente a litri sulle nostre braccia e gambe, e ci siamo comunque goduti la bistecca: la Famiglia in cammino preferisce le temperature alte, le ciabatte e i pantaloncini, a costo di fronteggiare orde di insetti voraci. Del resto, fortunatamente, i nostri incontri con la fauna locale non si limitano a questo. Oggi, facendo il bagno su una spiaggia di sabbia bianca, tutta per noi, abbiamo incontrato alcuni eagle ray; credo che in italiano si chiamino "razze". Sono quei pesci larghi, con grandi pinne che sembrano ali. All'acquario di Genova si possono accarezzare, ma qui ho preferito tener lontane le bimbe: l'Australia è piena di simpatici cucciolotti dal morso letale, meglio non correre rischi. Tuttavia è stato bello, per la Grande e la Piccola, correre in un'acqua finalmente tiepida, circondate da questi grandi pesci che sbattono le pinne come se volassero. Nel pomeriggio siamo arrivati all'Innes National Park, una riserva naturale che è come un immenso safari all'aperto, con animali liberi ovunque ci si volti. Passando sulla strada col camper, e passeggiando sui sentieri storici delle miniere di gesso, abbiamo visto tre famiglie di emù, adulti e piccoli, che camminavano impettiti e flemmatici. La Grande, che adora gli emù, è rimasta ogni volta a bocca aperta. Abbiamo incontrato tantissimi canguri grigi. Alcuni di questi sembravano curiosi e si sono fermati a guardarci. Un canguro ha girato intorno al nostro tavolo per tutta la cena, sgranando gli occhi. Forse si indignava nel vedere che la Piccola mangiava con le mani (ha una sua teoria per cui il cibo mangiato con le mani è più gustoso. Io di solito le impongo le posate, ma a volte sono stanca e fingo di non vedere), o biasimava la nostra italianissima "scarpetta" col pane. Fatto sta che ci ha fatto compagnia, venendo anche vicino, per una buona oretta. Il problema è che abbiamo avuto compagnia anche da un ragno nero, enorme, grande come una mano, che penzolava accanto al nostro tavolo. Io avrei voluto dargli da mangiare qualche decina di formiche e poi ucciderlo con torture, ma facevo eroicamente finta di nulla. In Australia esistono anche ragni velenosi (che strano, eh?), ma non so se questo appartenesse al club. Niente di più facile: qui dovunque ci si volti c'è una creatura che può ammazzare un uomo in un attimo, ma non voglio allarmare la Grande e la Piccola e quindi cerco di mantenere la calma. Del resto le bambine di fronte al ragno erano elettrizzate:- Guarda, mamma - dicevano - che meraviglia, c'è Aracne!
Il bello di stare all'aperto. pap e mam
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