La Grande e la Piccola stanno bene. Sono affascinate dalle storie degli aborigeni, adorano la doccia serale e il parco sempre a pochi metri. Accarezzano gli animali e si divertono a dormire nel camper, nel letto matrimoniale al piano di sopra (anche se ogni tanto, quando non è così stanca da crollare immediatamente, la Piccola tormenta la Grande). Amano il suono della lingua inglese, amano sporcarsi in libertà.
Ma hanno anche nostalgia, inutile negarlo. Hanno nostalgia dei loro amici, dei Pan di Stelle, della pecorella di peluche.
Hanno soprattutto nostalgia dei nonni. Guardano, con occhi ardenti di desiderio, qualsiasi signora di mezza età nel raggio di un chilometro. Si buttano in braccio a chiunque rivolga loro un sorriso (il che non sempre mi rende felice). Vanno in brodo di giuggiole per i complimenti educati di qualsiasi sconosciuta.
Non oso pensare al momento in cui, fra un mese, rivedranno i loro "verissimi nonni".
Probabilmente li assaliranno di abbracci. Poiché la vita all'aria aperta le ha rese un po' selvatiche, saranno probabilmente abbracci feroci. Per proteggere la salute dei nonni, stiamo pensando di farli vedere da lontano prima dell'incontro vero e proprio.
Dedicheremo quest'ultimo mese australiano alla pianificazione di una strategia di avvicinamento indolore.
Ci siamo fermati in mezzo al deserto, ad Alice Springs. Siamo di nuovo immersi nella cultura aborigena, che qui è soprattutto arte. Ci sono numerose gallerie (alcune delle quali gestite da cooperative aborigene) di quadri e sculture. Ho trascinato le bambine a vedere una quantità di piccoli musei, ritratti, pitture. Abbiamo imparato a riconoscere i simboli della danza, del cibo, degli insetti. Sappiamo ora che la maggior parte degli artisti aborigeni è donna, il che ci fa apprezzare i dipinti ancora di più. Abbiamo letto decine di pannelli sulle cerimonie, sui riti di passaggio, sulle leggende dei nativi. Ci siamo innamorati (la Famiglia in cammino si innamora spesso e volentieri) di Lena Pwerle, un'anziana madre di cinque figli che dipinge simboli di sorgenti d'acqua. Ci siamo innamorati di Mary Morton, che ha come soggetti i semi e gli insetti del deserto. Entrambe vivono nella regione selvaggia di Utopia (bellissimo nome, fra l'altro), dove gli aborigeni mettono ancora in scena le loro danze, e l'ingresso ai non-aborigeni è impossibile. Lena nel suo villaggio è un'autorità. Quando arriva la si sente, perché urla di continuo. Mary è stata la seconda moglie di un marito anziano. L'abbiamo vista in foto, che ballava col seno dipinto. Abbiamo visto anche le foto di Lena, che ha fianchi abbondanti e ormai pochi denti. Dopo il tour de force culturale, io e il Papà ci sentivamo felici. L'arte aborigena ci lascia ogni volta a bocca aperta. La Grande e la Piccola erano stremate. Forse è per questo che si è fatta sentire la nostalgia dei nonni...
Non vi preoccupate, ci faremo strapazzare. pap e mam
RispondiEliminala maestra vi pensa tanto, e anche il maestro e fortunatamente per loro vi dico che il saggio sarà tre settimane dopo il vostro ritorno!un abbraccio a tutti Muriel e Michele
RispondiEliminaNon dovranno stare attenti i nonni bensì le nipotine!Che avventure fantastiche state vivendo!Buona continuazione.Bacioni e ABBBRRACCIONISSSSSSSIMIIIIIIIIIIIIII.mam
RispondiEliminaanche qui si parla spesso di voi...non vediamo l'ora di riabbracciarvi....
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