Nuwara Elyia
All’inizio del viaggio trovavamo con facilità le cosiddette family room, ovvero stanze con due letti matrimoniali. Ultimamente, per motivi del tutto oscuri, non ne abbiamo più avute; ci siamo sistemati in camere triple, con un letto matrimoniale e un singolo. Abbiamo quindi inaugurato il “lettone delle ragazze” con me al centro, la Grande e la Piccola ai due lati. Chi se la passava meglio, però, era senza dubbio il Papà, comodamente sistemato nel letto singolo mentre io rischiavo la vita per tutta la notte: dormire accanto alla Piccola è pericoloso. Tra calci nelle costole, manate in faccia e furto di lenzuola, mi sono svegliata ogni mattina più stanca di quand’ero andata a dormire. Questa notte, però, il pestaggio notturno ha avuto minor durata: abbiamo puntato la sveglia alle 5 per andare a visitare il parco nazionale degli Horton Plains. Si tratta di un ambiente naturale estremamente caratteristico: è la cosiddetta foresta nebulare, in cui le piante traggono nutrimento dalla perenne umidità dell’aria, ovvero dalla nebbia. Se si vuole visitare il parco bisogna iniziare il sentiero alle 8 del mattino e non più tardi, perché verso le 12 arrivano ogni giorno nebbia e pioggia. Poiché ci si trova a più di 2000 metri di altitudine, col brutto tempo può fare davvero freddo, quindi muoversi molto presto è essenziale. Il sentiero della visita è circolare e lungo 9 chilometri. Costeggia un ruscello, due meravigliose cascate e due punti panoramici detti “fine del mondo”, perché il dirupo cade a picco per più di mille metri e si ha davvero la sensazione di essere sospesi nel vuoto. Nel parco è inoltre facile incontrare animali: proprio all’ingresso abbiamo visto un cervo maschio che mangiava placidamente, con grandi corna e coperto di pelo lungo. L’unico problema è stato che, essendo domenica, l’unico sentiero di visita era letteralmente invaso di visitatori, fra cui molte comitive chiassose. Questo ha tolto ai luoghi un po’ di poesia, ed ha certamente allontanato la maggior parte degli animali.
Finito il sentiero ci siamo diretti al paese più alto dello Sri Lanka: oggi dormiamo a quasi 2000 metri di quota, in una cittadina costruita in epoca coloniale dai signori inglesi che cercavano frescura e riposo dai lunghi periodi di lavoro nelle piantagioni di tè. La zona è anche chiamata Litte England, piccola Inghilterra, e arrivandoci si capisce bene perché: molti edifici di Nuwara Elyia risalgono alla fine dell’Ottocento, ed hanno proprio l’aspetto di austeri ed eleganti palazzi inglesi, con imponenti mura di granito. Alloggiamo in un albergo di epoca coloniale (per quanto il suo fascino sia un po’… decadente) e ci siamo regalati una cena nel posto più esclusivo della città: si chiama Hill Club e fino ad una quarantina di anni fa non consentiva l’ingresso alle donne. Oggi invece per entrarci è necessaria la tessera associativa (per fortuna ne esistono anche di temporanee, valide solo per il giorno di emissione e quindi molto economiche) e soprattutto bisogna rispettare alcune regole nel vestire: giacca e cravatta per gli uomini. Il tutto ha gettato un po’ nel panico il Papà, che non ha indossato la cravatta nemmeno il giorno del nostro matrimonio (la giacca l’aveva, ma era tutta sporca delle zampate del nostro cane) e ovviamente in valigia non ha nulla di elegante. Per fortuna l’albergo dispone di una serie di cravatte e di giacche da dare in prestito agli avventori distratti; il Papà miracolosamente riesce a fare un nodo rispettabile e quindi possiamo accomodarci per la cena: salone elegantissimo, lume di candela, cameriere personale e pianoforte dal vivo. Domani la Famiglia in cammino sarà di nuovo per strada, tutta sporca e polverosa, ma stasera l’immagine del Papà con la cravatta ci colpisce: né la Grande, né la Piccola e nemmeno io l’avevamo mai visto così.
E nemmeno io.pap
RispondiEliminaMeraviglioso.mam
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