domenica 14 agosto 2016

il paese sospeso

Dihovo (Macedonia)
Un aspetto divertente e faticoso del viaggio coi bambini è la necessità di passare e far passare il tempo. Le ore in macchina, l’attesa al ristorante, la camminata a piedi vanno riempite di giochi, di storie, di canzoni. La Grande quest’anno ha studiato coro, e quindi ha un vasto repertorio di brani (alcuni dei quali terribili) con i quali intrattiene la famiglia. I presenti non sono sempre felici, ma questo non sempre importa. Io e il Papà leggiamo poesie (ho tutto Pascoli sul telefonino: in effetti anch’io posso essere molesta) oppure raccontiamo le storie dei posti che visitiamo. Oggi abbiamo raccontato la faba di Malovishte: una volta, tanto tempo fa, un gruppo di pastori rumeni ha fondato un villaggio nelle montagne; il villaggio si chiamava Malovishte ed era molto ricco; c’erano case con grandi portoni, strade acciottolate e un’enorme chiesa dedicata a Santa Petka, che protegge i morti. Oggi di quello splendore non rimane più nulla, tranne alcune abitazioni diroccate e l’enorme cattedrale, che appare ormai fuori posto in un contesto del genere. L’intero paese sembra sospeso nel tempo, come in un museo, ma proprio per questo ha un fascino surreale. Arrivati dopo una strada tortuosa (e dopo esserci persi un paio di volte) veniamo subito adottati dai pochi abitanti (a Malovishte eventuali visitatori saltano subito all’occhio); riusciamo perfino a scambiare due chiacchiere, perché incontriamo un anziano signore che ha lavorato per anni in Australia e parla un po’ di inglese; una vera rarità. Per sua intercessione il custode ci apre la chiesa, e quindi possiamo visitarla anche all’interno (ma al Piccolo, che è un mago del tempismo, viene fame; quindi si tratta di una visita molto rapida). L’architettura bizantina ci piace sempre e qui dentro si conservano centinaia di icone. Usciamo subito dopo per visitare il paese-museo. La Grande e la Media si dedicano con entusiasmo a giocare con un gruppo di galline, fingendosi pastorelle per radunarle. L’entusiasmo è tale che la Grande non guarda dove cammina, e infila il piede in un’enorme cacca di mucca, sporcandosi fino alla caviglia. Lei sostiene che l’odore sia piacevole, e quindi devo ricorrere a qualche urlo isterico per convincerla a lavarsi ad una fontana. Per le strade del paese incontriamo mucche, cavalli e cani. Le nostre ragazze socializzano con una bambina del posto, che ci segue da quando siamo arrivati, e da qui non vorrebbero andarsene. Dobbiamo però partire nel tardo pomeriggio in direzione Dihovo, dove arriviamo in serata: alloggiamo in una pensione che offre cibo e vino biologici, a chilometri zero. La Grande e la Media giocano in giardino con il cane dei proprietari (un Samoiedo molto amichevole) e la cena è veramente da ricordare. 

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