Gyumri
Per una volta fieri di essere italiani. Oggi, andando verso il lago Arpi, ai confini con la Georgia, siamo passati da Ashotsk, un villaggio su una piana a circa 2000 metri di altitudine. Qui sorge l'unico ospedale gratuito dell'Armenia, il Redemptoris Mater, che è anche uno dei pochi a garantire standard di cura paragonabili a quelli occidentali. È stato donato dalla Caritas italiana nel 1991, dopo uno spaventoso terremoto che aveva flagellato tutta l'Armenia del nord, con decine di migliaia di vittime. L'ospedale coordina varie decine di ambulatori (e anche alcune scuole) sparsi fin nei villaggi più remoti della zona e garantisce assistenza domiciliare. È diviso in reparti per un centinaio di posti letto, esegue duemila operazioni chirurgiche all'anno ed ha un reparto maternità con circa una nascita al giorno. Entriamo per lasciare una donazione (l'ospedale oggi è gestito dalla Caritas italiana insieme a quella francese, e tuttora sopravvive grazie alle offerte) e siamo accolti da suor Noel, vicedirettore della struttura. Il direttore è padre Mario, un camilliano italiano, ma al momento è impegnato. Le bambine sono incuriosite dalle scritte in italiano che indicano i nomi dei reparti. Siamo felici di aver lasciato un piccolo contributo, intavoliamo una discussione sull'importanza dell'assistenza sanitaria gratuita (anzi: sul fatto che in giro per il mondo non è affatto scontato averla) e proseguiamo.
La vicinanza del confine con la Georgia, oltre alla recente passione della Media e della Grande per la carta stradale dell'Armenia (che ormai leggono meglio di me) innesca di nuovo il dibattito sulla questione dei confini, su cui ci arrovelliamo da qualche giorno. Mi rendo conto di non aver dato - almeno dal punto di vista delle bambine - risposte esaurienti, e quindi loro continuano a farmi le stesse domande. Il dialogo seguente si è già svolto, salvo poche variazioni, almeno una decina di volte, con la Grande, con la Media, con entrambe.
- Mamma, ma un armeno può entrare in Georgia?
- Sì, amore.
- E in Azerbaigian?
- No. Ve l'ho spiegato. I confini con l'Azerbaigian sono chiusi per la questione del Nagorno Karabakh.
- Ma forse se passasse prima in Georgia...
- Ma avrebbe comunque il passaporto armeno. Non potrebbe entrare in Azerbaigian. Anzi, ora che abbiamo il visto del Nagorno Karabakh sui passaporti, in Azerbaigian non ci possiamo entrare neanche noi.
- Ma che senso ha che il mondo sia diviso in tanti pezzi? Come fanno a decidere che noi non possiamo entrare su quel pezzo? Noi vorremmo solo vedere, mica fare niente di male...
- Ma non è questione di far bene o di far male...
- Ma allora i confini sono come muri? Ma come si fa a considerare come un muro una cosa che non si vede nemmeno?
Già. Come si fa.
il mondo visto dai bambini deve essere incomprensibile.pap
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