Ushguli - lunedì 30 luglio
La Famiglia in cammino è autarchica: non rifuggiamo incontri con altri viaggiatori, ma ad essere sinceri non li cerchiamo. Bastiamo a noi stessi, siamo un gruppo numeroso e nessuno si aggiunge mai. Ieri sera, tuttavia, la Grande e la Media hanno giocato a calcio con alcuni altri ospiti della pensione. Questa mattina, al tavolo della colazione, uno di loro si è avvicinato e ci ha chiesto di venire con noi nella camminata al ghiacciaio. Partendo a piedi da Ushguli, dopo circa quattro ore di buon passo si arriva fino alla lingua di ghiaccio perenne. La distanza c'è, ma il dislivello non è molto (circa 300 metri). Il percorso ci sembra fattibile ma i miei amici - dice il ragazzo - non se la sentono. Noi siamo colpiti dal suo coraggio (chi mai vorrebbe aggregarsi a una famiglia con tre bambini?) e ci facciamo volentieri accompagnare. La Grande e la Media lo hanno già preso in simpatia: la Media per il suo entusiasmo a pallone, la Grande perché può esercitare il suo inglese in vere conversazioni, visto che Seraphim viene dagli Stati Uniti. In viaggio fare amicizia è più facile, e quindi comincia subito lo scambio di sogni. All'inizio Seraphim e la Grande fantasticano su come sarebbe bello essere una mucca: qui in Georgia ne abbiamo viste a centinaia, e la nostra gita inizia in compagnia di una numerosa mandria. Mentre ci facciamo largo fra corna e campanacci il nostro amico, insieme alla Grande, scherza sulle meraviglie di una vita da mucca: vita all'aria aperta, nessun lavoro, nessuno stress. Il pericolo della trasformazione in hamburger non sembra turbarli, e nel frattempo continuiamo la marcia sul sentiero. La Grande chiacchiera sempre più spedita, la Media è meno fluente ma anche lei partecipe. Arriva il momento dei sogni veri: la Grande vorrebbe diventare magistrato; ha il mito di Giovanni Falcone e le sembra impossibile che un adulto qualsiasi non lo conosca. Coglie al volo l'occasione per raccontarlo, aggiungendo che fra qualche anno anche lei contribuirà alla lotta alla mafia.
Man mano che si sale, la vegetazione diventa meno rigogliosa. Il sentiero finisce ed iniziamo a camminare sui sassi. Siamo circondati da rivoli di acqua ghiacciata, risultato dello scioglimento. In lontananza vediamo la lingua di ghiaccio che sembra venire verso di noi, preceduta da una corrente di aria fredda. Il Piccolo, che porto sulle spalle, si rannicchia contro la mia schiena.
Seraphim dice che trovava noioso il proprio lavoro in un'azienda informatica. Ha mollato tutto, si è fatto dare la liquidazione ed è partito, al momento senza una data di rientro; ha studiato lingue e ama l'inglese: il suo sogno è insegnarlo ai nativi americani: Nelle riserve esistono scuole - dice - ma nessuno ci vuole andare. Troppo lontano, troppo scomodo.
Continuiamo a camminare sui sassi, ma ci rendiamo conto che il ghiaccio è sotto di noi. Tra le rocce spuntano chiazze bianche, scorrono torrentelli, si trovano ghiaccioli: Aaaahhhh! - urla il Piccolo leccandone uno - è troppo freddo!
La Media vuole diventare ingegnere. Il nostro amico americano obietta che il lavoro in cantiere può essere sporco. Lei ribatte che il problema non ci sarà, tanto si dedicherà alla costruzione di edifici: Un lavoro - precisa - molto più pulito.
Arriviamo ad una gigantesca lingua di ghiaccio. È un enorme blocco da cui rotolano massi e scendono piccoli ruscelli, molti dei quali confluiscono in un torrente. Ci fermiamo a mangiare un po' di pane e frutta. Lo spettacolo ci lascia ammutoliti. Sulla via del ritorno incontriamo l'ennesimo randagio amichevole. Chiede le nostre carezze, ci segue per un tratto e poi sparisce fra le rocce. Io penso che mi piacerebbe tornare qui fra qualche anno, se l'ingegnere e il magistrato riusciranno a far coincidere le ferie...
avventura. pap
RispondiElimina