Ajloun
La Famiglia in Cammino, come se non fosse già abbastanza numerosa, ama l’incontro con altre famiglie: stasera dormiamo in una casa privata. I proprietari, che si siedono a cena con noi, ci ricordano con orgoglio che il loro è il primo homestay della Giordania e poi parliamo delle rispettive vite: la signora Iman, che è peraltro un’ottima cuoca, non solo segue l’ospitalità di casa, ma lavora come psicologa nella scuola del villaggio. È anche mamma di quattro figli, dai quattordici ai sei anni: siamo una piccola famiglia - aggiunge con un filo di rammarico - una volta la gente aveva 12, 15 figli, ma oggi la vita è diventata più cara, è difficile mantenere molti bambini…
Il marito, che aiuta nelle faccende di casa, lavora in municipio e come guida sui sentieri di montagna. Ci scambiamo informazioni sui sistemi scolastici italiano e giordano (la Grande è fierissima di spiegare il funzionamento del progetto bilingue che lei e la Media frequentano) mentre il cortile diventa una specie di baraonda: a parte la figlia maggiore di nostri ospiti, tutti gli altri si lanciano a giocare insieme, riuscendo, misteriosamente in contemporanea, a sfrecciare in bicicletta a velocità folle fin sul terrazzo, a tirare pallonate ovunque, a rincorrere i poveri gatti di casa, che ben presto si pentono di essere venuti alla ricerca degli avanzi.
Siamo reduci da lunghe esplorazioni archeologiche: ieri abbiamo visitato la città abbandonata di Umm al Jimal, che i romani avevano trasformato in un avamposto per fronteggiare le tribù della zona. Il sito, che è tutto costruito in basalto (quindi appare nero), conta circa 130 edifici, alti da uno a tre piani, alcune cisterne e una quindicina di luoghi sacri. È interessante anche il tragitto per arrivarci, perché siamo praticamente al confine con la Siria e quindi lungo la strada passiamo vicino ad alcuni campi profughi: per i bambini è una visione abbastanza impressionate. Parliamo con loro della guerra; chissà se capiscono, chissà se qualcuno capisce mai.
Questa mattina, invece, abbiamo visitato la “Pompei del Medio Oriente”; così sono soprannominate le rovine romane di Jerash: percorriamo uno spettacolare Cardo massimo, tutto fiancheggiato da colonne, la maggior parte delle quali ancora in piedi; visitiamo i teatri, i templi di Artemide e di Zeus, il foro; per una volta i minorenni non fanno troppe storie e camminano sotto il sole quasi di buon grado; l’unico pericolo è costituito dal Piccolo, che si arma di un lungo bastone e lo usa per sferzare l’aria in tutte le direzioni, gridando di soddisfazione. Il gelato all’uscita è orrido e caro, ma se lo sono meritato.
certo che se lo meritano. pap
RispondiEliminache cosa bella l'incontro con altre culture cosìdiverse dalle nostre! Mam
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