TAPPA 3 - Da Etroubles ad Aosta 16 km
La Val d’Aosta è piena di fragole. Oggi ne abbiamo trovate decine, lungo il sentiero a fianco del torrente Ru Neuf. Sospetto che il Piccolo abbia un radar: riusciva e vederle anche dalla seduta del passeggino, scendeva con un salto e si riempiva le mani. E poi scendeva di nuovo, tirava pigne nel fiume. Cercava un ramo che somigliasse alla spada di Orlando, una foglia colorata, una chiocciola: i boschi ci danno sempre grande soddisfazione. Le ragazze stanno trovando faticosamente il passo. La Grande soffre il caldo. Ha bevuto e cercato ombra tutto il giorno. Questo in prospettiva mi preoccupa un po’, perché le temperature valdostane sono probabilmente poca cosa in confronto a quelle che troveremo in Pianura Padana o in Toscana. Ma i bambini sono creature adattabili: rimaniamo fiduciosi. La Media resiste molto meglio: in questo ha senz’altro preso da me, anche se in viso mi somiglia meno. Trotta benissimo al sole, tiene i capelli sciolti sulla nuca, continua a scattare le sue fotografie. Arriviamo ad Aosta nel primo pomeriggio e ci sistemiamo dalle suore di San Giuseppe. È una delle poche strutture non-profit aperte anche in tempi di Covid. Molte altre hanno chiuso i battenti, almeno per il momento: troppo alti i costi della sanificazione. Noi, che preferiamo l’accoglienza pellegrina, continuiamo a telefonare e a sperare che la situazione cambi. Oggi le suore hanno trovato anche il tempo per farsi aiutare dal Piccolo nella cura del giardino. Gli hanno dato la pompa per innaffiare, ricompensandolo poi con una robusta quantità di pesche del loro albero. La merenda per domani è pronta. Sarà una tappa impegnativa: quasi 30 chilometri che non siamo riusciti a spezzare. Ma per il momento non ci pensiamo: ora siamo qui. I bambini hanno ancora voglia di correre, Aosta merita una visita. Il tempo di sistemare i sacchi a pelo sui materassi e siamo di nuovo fuori. Visitiamo le rovine romane: c’è un teatro spettacolare che si staglia contro le montagne, ma non riesco a gustarlo fino in fondo. Mi occupo invece di una scheggia infilata nel dito del Piccolo: le feritine sono di mia esclusiva competenza. Il Papà sostiene di essere impressionabile e quindi si dilegua di fronte a qualsiasi medicazione. Vorrei ripiegare su un caffè allo stesso tavolino di Rocco Schiavone (io e il Papà siamo inguaribili fan della serie tv) ma il bar è chiuso: problemi con la licenza, ci dicono. A questo punto corriamo in cerca di una libreria: la Media ha dimenticato di portare qualcosa da leggere. Gioisce quando troviamo un libro di Dahl; e non le importa se dovrà portarlo sulla sua schiena, perché nel mio zaino non ci starà. Ne parla come di un bisogno primario: in viso è diversa da me, ma a volte i figli ci somigliano in modi inaspettati.
Già già. Buona continuazione
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