martedì 8 giugno 2021

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23 maggio 2021 TAPPA 5 - da Chiusa a San Maurizio 4 km Non ce l'abbiamo fatta: troppo forte la pioggia. E dire che avevamo iniziato con baldanza, eccitati all'idea di percorrere il tratto da Chiusa a Collalbo, praticamente un'unica sfidante salita. Trottiamo sulla ciclabile fuori da Chiusa fingendo di non vedere i nuvoloni sopra di noi. Entriamo nel bosco e iniziano le gocce, ma siamo attrezzati: giacche a vento, ombrelli (privilegio quest'ultimo da cui la Mamma è esclusa, visto che spinge il passeggino), copertura per la carrozza. Il Piccolo si rannicchia per bene sotto la plastica trasparente. Per un attimo penso a quante volte l'hanno fatto le sue sorelle, durante gli acquazzoni che abbiamo preso nei Cammini. Ma non faccio in tempo a lasciarmi andare alla tenerezza, perché qui la pioggia diventa grandine e la sensazione non è per niente gradevole; sembra una sassaiola. Ci rifugiamo sotto le frasche, che ovviamente non forniscono riparo alcuno. Ma non demordiamo. Busso a una fattoria, mi faccio indicare il sentiero (omrai piove e grandina così forte che non riusciamo a trovare le frecce), andiamo caparbiamente avanti. I pantaloni ormai si potrebbero strizzare, eppure proviamo a resistere ancora. Vogliamo arrivare almeno al primo traguardo della giornata. Arrivati lì, ci fermeremo sotto una tettoia e decideremo il da farsi. San Maurizio è un minuscolo paese su uno spettacolare affaccio, ma oggi non si vede nulla, solo scrosci d'acqua e nuvole ovunque. Sotto la tettoia della chiesa, mentre sgranocchiamo qualche mandorla di conforto, non c'è molto da decidere. Bandiera bianca: quando è troppo, è troppo.

la prima e l'ultima

16 maggio 2021 TAPPA 4 - da Bressanone a Chiusa 15 km Una delle gioie del mattino è vedere la città prima di tutti. Attraversarla all'alba, mentre la gente dorme, scattare le ultime foto e tenersi stretta, per qualche minuto, l'impressione di averla tutta per sè. Così è Bressanone questa mattina per noi. Camminiamo sotto i portici, sbuchiamo in piazza Duomo e non c'è ancora nessuno, nemmeno il sole. Peccato solo che la puntualità ci galvanizzi, e quindi decidiamo di premiarci con una colazione luculliana e una visita al chiostro del Duomo. Affreschi e cornetti sono uno spettacolo su cui indugiamo un po' troppo, e iniziamo la tappa con una certa fatica. La prima salita è molto impegnativa. Lo sarà anche l'ultima, ma per ora è meglio non saperlo. Ci immettiamo sul "sentiero del castagno" (lo seguiremo per parecchi chilometri, anche nelle tappe successive) e continuiamo a salire fino alla chiesa di San Cirillo, che ha un grande affresco di San Cristoforo: per un pellegrino il passaggio è d'obbligo. Il Piccolo percorre a piedi quasi tutta la salita (cavandosela peraltro benissimo) perché il sentiero ostacola le nostre ruote da corsa. A pranzo un pastore maremmano libero insidia i nostri panini, mentre noi resistiamo con fatica alla tentazione di portarcelo a casa. In compenso i bambini si rotolano con lui (lei, probabilmente) sull'erba, e quindi dopo aver mangiato siamo tutti di un bel colore marroncino e puzziamo di cane, in perfetto spirito da viandanti. Riusciamo a visitare Castel Velturno, spettacolare residenza rinascimentale del principe vescovo; ci colpiscono gli intarsi in legno nelle stanze del padrone di casa, ma il cielo minaccia pioggia e quindi sgombriamo velocemente. La salita peggiore della giornata è l'ultima, quella al Monastero di Sabiona. Ai lati ci sono addirittura dei cordini d'acciaio per aiutarsi con le mani. Io purtroppo non ne posso approfittare, perchè le mani mie sono impegnate a spingere il passeggino. Il Piccolo si è addormentato (la levata all'alba a volte è traditrice), svegliarlo mi dispiace e quindi porto tutto il suo peso fino in cima. La rupe è soprannominata "Acropoli del Tirolo" e passo dopo passo ne capisco il perché. Il convento è spettacolare: comprende varie chiese, in una commistione di stili diversi, a partire dal periodo retico (il vescovo Ingenuino vi si installò nel 578) fino all'epoca barocca. Da qui sopra si vede Chiusa, proprio sotto i nostri piedi.