martedì 30 giugno 2020

invece mi somiglia

TAPPA 3 - Da Etroubles ad Aosta 16 km
La Val d’Aosta è piena di fragole. Oggi ne abbiamo trovate decine, lungo il sentiero a fianco del torrente Ru Neuf. Sospetto che il Piccolo abbia un radar: riusciva e vederle anche dalla seduta del passeggino, scendeva con un salto e si riempiva le mani. E poi scendeva di nuovo, tirava pigne nel fiume. Cercava un ramo che somigliasse alla spada di Orlando, una foglia colorata, una chiocciola:  i boschi ci danno sempre grande soddisfazione. Le ragazze stanno trovando faticosamente il passo. La Grande soffre il caldo. Ha bevuto e cercato ombra tutto il giorno. Questo in prospettiva mi preoccupa un po’, perché le temperature valdostane sono probabilmente poca cosa in confronto a quelle che troveremo in Pianura Padana o in Toscana. Ma i bambini sono creature adattabili: rimaniamo fiduciosi. La Media resiste molto meglio: in questo ha senz’altro preso da me, anche se in viso mi somiglia meno. Trotta benissimo al sole, tiene i capelli sciolti sulla nuca, continua a scattare le sue fotografie. Arriviamo ad Aosta nel primo pomeriggio e ci sistemiamo dalle suore di San Giuseppe. È una delle poche strutture non-profit aperte anche in tempi di Covid. Molte altre hanno chiuso i battenti, almeno per il momento: troppo alti i costi della sanificazione. Noi, che preferiamo l’accoglienza pellegrina, continuiamo a telefonare e a sperare che la situazione cambi. Oggi le suore hanno trovato anche il tempo per farsi aiutare dal Piccolo nella cura del giardino. Gli hanno dato la pompa per innaffiare, ricompensandolo poi con una robusta quantità di pesche del loro albero. La merenda per domani è pronta. Sarà una tappa impegnativa: quasi 30 chilometri che non siamo riusciti a spezzare. Ma per il momento non ci pensiamo: ora siamo qui. I bambini hanno ancora voglia di correre, Aosta merita una visita. Il tempo di sistemare i sacchi a pelo sui materassi e siamo di nuovo fuori. Visitiamo le rovine romane: c’è un teatro spettacolare che si staglia contro le montagne, ma non riesco a gustarlo fino in fondo. Mi occupo invece di una scheggia infilata nel dito del Piccolo: le feritine sono di mia esclusiva competenza. Il Papà sostiene di essere impressionabile e quindi si dilegua di fronte a qualsiasi medicazione. Vorrei ripiegare su un caffè allo stesso tavolino di Rocco Schiavone (io e il Papà siamo inguaribili fan della serie tv) ma il bar è chiuso: problemi con la licenza, ci dicono. A questo punto corriamo in cerca di una libreria: la Media ha dimenticato di portare qualcosa da leggere. Gioisce quando troviamo un libro di Dahl; e non le importa se dovrà portarlo sulla sua schiena, perché nel mio zaino non ci starà. Ne parla come di un bisogno primario: in viso è diversa da me, ma a volte i figli ci somigliano in modi inaspettati. 

lunedì 29 giugno 2020

ed era inverno

TAPPA 2 - Da Saint-Rhémy-En-Bosses a Etroubles - 11 km
Mille metri verso il basso, e sembra di aver cambiato stagione. Al passo del Gran San Bernardo questa mattina pioveva, tirava un vento fortissimo ed era inverno. Abbiamo già collaudato giacche a vento, coperture per gli zaini e a tratti anche gli ombrelli, oltre ad una serie di colorite imprecazioni. Il bello è che siamo solo all’inizio. Il sentiero scende stretto e ripido, per lunghi tratti a strapiombo. Ho reagito maledicendo a ripetizione me stessa per aver infilato la famiglia in questa pazza avventura, ma non ho avuto molto tempo per i sensi di colpa: dovevo invece inseguire mio figlio. Sceso dal passeggino (non avremmo avuto la forza di spingerlo a pieno carico su un fondo così sassoso), il Piccolo era eccitatissimo. Non gli pareva vero di potersi bagnare a infangare senza (troppi) rimproveri, e quindi correva su e giù come un cucciolo eccitato. La Media ha sviluppato una recente passione per la fotografia e colleziona immagini di corsi d’acqua. Sono felice che sia creativa, ma avrei fatto volentieri a meno di tanti guadi. Le montagne della Val d’Aosta ci appaiono piene di torrenti. Questo fornisce alla Media una gran quantità di soggetti, ma rende il sentiero per numerosi tratti fangoso, oppure interrotto dall’acqua. Più volte abbiamo dovuto sollevare il Piccolo (quando si riusciva a prenderlo) e balzare da un sasso all’altro nel tentativo (spesso vano) di non immergere le scarpe. L’estate arriva all’improvviso, mentre stiamo entrando a Saint-Rhémy. È un minuscolo paesino con i caratteristici tetti in tegole di pietra scura, una grande statua della Madonna e un comodo ponticello per passare il fiume. Mi distraggo un attimo per riporre le giacche e non vedo più la Media: scopro dopo qualche minuto che si è fatta invitare in un giardino privato per un giro in altalena, senza sentire il bisogno di avvertire me o il Papà. La lascio giocare qualche minuto, infilo al Piccolo i pantaloni corti; poi continuiamo a scendere, in mezzo al fieno ancora alto. Questa sera ci fermiamo ad Etroubles. Siamo ancora sulle tracce di Napoleone, che pare si sia fermato qui a dormire una notte, più di due secoli fa. Noi optiamo per un campeggio con piccoli bungalow e un brindisi di famiglia: la prima tappa è andata. 

domenica 28 giugno 2020

barry, cane coraggioso

TAPPA 1 - Dal passo del Gran San Bernardo a Saint-Rhémy-En-Bosses - 3 km
Siamo passati sulle orme di Napoleone: leggenda vuole che qui il Console sia stato salvato da una caduta potenzialmente mortale, e abbia poi regalato una casa all’autore del gesto, il ragazzo che gli faceva da guida. Prima di lui era passato Federico Barbarossa. Prima ancora Annibale, che valicò le Alpi con i famosi elefanti, riuscendo poi a spaventare a morte i Romani. Abbiamo letto con diligenza le storie dei grandi condottieri che sono passati di qui. Poi, però, ci siamo innamorati di Barry, un cane coraggioso. Al confine fra Italia e Svizzera, dove tutti parano solo francese, c’è il famoso allevamento dei cani San Bernardo, da sempre utilizzati per il soccorso in montagna. Barry, discendente di una dinastia di campioni (si chiamava in realtà Barry III), morì nel 1910, cadendo da un dirupo, mentre andava a salvare un viaggiatore accompagnando un religioso: proprio a fianco dell’allevamento c’è uno storico monastero, rifugio dei pellegrini, la cui porta è sempre aperta da mille anni. Fotografiamo il lago con la croce che emerge dall’acqua, la statua di San Bernardo, gli enormi cani: alcuni sono alti come la Media. La neve intorno a noi si scioglie in rivoli, il che sarebbe davvero romantico, se non creasse una serie di difficoltà: il sentiero è fangoso e attraversato da ruscelli. In più punti bisogna guadare. Non va sottovalutato, quale ulteriore causa di insidie, l’appeal della neve stessa, almeno per quanto riguarda i minori. I corsi d’acqua e le distese bianche mandano in visibilio i bambini, ma il risultato è che abbiamo fatto solo tre chilometri e arriviamo comunque al rifugio bagnati e coperti di fango gelido. Dormiremo (presumibilmente all’addiaccio, ma sono dettagli) in una struttura religiosa affacciata sulla valle. Il luogo è molto panoramico. Peccato solo che l’annessa trattoria si trovi al di là della strada, e quindi per andare a mangiare rischiamo di essere falciati dalle numerose moto che sfrecciano sui tornanti. Camere spartane, bagno in comune. Le ragazze vanno in visibilio per il calcio-balilla a disposizione. La doccia oscilla fra il gelido e il bollente. Scelgo la seconda opzione ed esco cotta a puntino. Eppure sono felice: i nostri primi passi sulla Via Francigena. Oggi siamo partiti da Trento al mattino, non si poteva pensare di percorrere nel pomeriggio una vera tappa. Ma abbiamo trovato le prime frecce, gialle come sul Cammino di Santiago. Domani si prosegue verso Roma. 

sabato 27 giugno 2020

lo vedremo domani

Inauguriamo un'interessante novità: il bagaglio trascinato. La preparazione si è protratta per giorni. Determinata a ricordare tutto - ma proprio tutto - il necessario, calata nella parte della mamma onnipresente e previdente, trascino per casa da una settimana gli oggetti più disparati. Li infilo nello zaino senza un ordine preciso, a volte senza nemmeno un criterio. Le prove di carico si succedono sera dopo sera e non siamo mai soddisfatti. C'è sempre qualcosa di troppo ingombrante, di troppo pesante, qualcosa che manca. Fino a ieri mancava anche lo zaino: mi sono accorta all'ultimo che tutto non ci stava e sono corsa trafelata al più vicino negozio di articoli sportivi. L'acquisto è stato ostacolato dal fatto che a Trento era la festa del patrono: arrivando all'ingresso ho trovato la serranda abbassata. Ho vissuto attimi di vera disperazione prima di rendermi conto che l'apertura era solo rimandata di qualche ora. Ora lo zaino troneggia in cucina, pieno di oggetti selezionati, ripiegati, trascinati. Non sono affatto sicura che lavorarci per una settimana abbia prodotto gli effetti che speravo. Non credo che ci sia tutto. A completare la mia sensazione di inadeguatezza, immancabile ad ogni partenza, è intervenuta la Grande: «Non riuscirai mai a trasportarlo - mi ha detto poco prima di andare a letto, con l'aria di chi sottolinea un'ovvietà - è troppo pesante per te». Per tutta risposta ho attaccato alla cerniera un portachiavi a forma di pesce. Dalla tasca centrale spunta il musino di Tullia, la volpe di peluche che il Piccolo ha scelto per dormire. Ci sono le lenzuola anticimici, arrivate nuove nuove dall'Inghilterra. Spazzolini per tutti, bandane, calzini. Quello che manca lo scoprirò domani.

venerdì 26 giugno 2020

ma intanto ripartiamo

Siamo pronti. No, non siamo pronti. Siamo rimasti in quarantena, come tutti. Chiusi in casa a cercare di imparare, di far funzionare lo stesso la scuola, di funzionare allo stesso modo noi. Ne siamo usciti cautamente, prima con la mascherina, poi spesso anche senza. Stare all'aperto, le distanze, la paura. Tutto tremendamente inedito. Ma ora l'Italia cerca di rialzarsi e noi cerchiamo di ripartire. Lavoro anche in questi giorni ad un bagaglio interminabile, che sembra sempre finito ma ne manca sempre un pezzetto. Che ho ridotto all'osso, ma all'osso davvero, perché con le schiene dei bambini non si scherza, e quest'anno le mie figlie faranno il grande passo: ci metteranno le loro gambe, i loro zaini, il loro coraggio. Sono scese dai passeggini. Il Piccolo no, per lui abbiamo rimesso in sesto la vecchissima "carrozza" rossa, che ha già percorso le strade assolate di Spagna, ma con le gomme nuove sembra perfino presentabile. Domenica saremo al passo del Gran San Bernardo. Da lì, un piede davanti all'altro, vogliamo arrivare a Roma lungo la Via Francigena. Forse i bambini vedranno per la prima volta San Pietro. Forse invece non ce la faremo mai. Ma intanto ripartiamo, insieme all'Italia che riparte.