martedì 11 maggio 2021

e di corsa, giù per la discesa

2 maggio 2021 TAPPA 2 - da Vipiteno a Fortezza - 22 km Non è esattamente una sorpresa: i pellegrini controllano le previsioni del tempo in media una volta ogni mezz'ora. Io lo faccio ogni dieci minuti, anche quando non devo camminare, ma quello sulle mie personali paranoie sarebbe un discorso troppo lungo. Fatto sta che la pioggia era attesa, e infatti ci svegliamo sotto un ticchettio insistente. Abbiamo dormito all'oratorio di Vipiteno, ospiti della parrocchia, e siamo decisi ad affrontare con sprezzo del pericolo le nubi sulla seconda tappa. Non ce la sentiamo, tuttavia, di mettere in strada figli e passeggino sotto il diluvio, e quindi aspettiamo al calduccio che passi il peggio. Prendiamo la situazione con zelo genitoriale, invogliando la Grande e la Media, giusto un po' reticenti, a portarsi avanti con i compiti del fine settimana: abbiamo con noi i quaderni, e la sala della catechesi è ben fornita di penne e colori. Il Piccolo, nel frattempo, si gode la casetta sull'albero in cortile, opera di don Giorgio per i ragazzini della parrocchia e piacevole sorpresa per quelli di passaggio. Nel giro di un'ora le nubi danno tregua, e riprendiamo finalmente la strada. La temperatura è polare, ma siamo attrezzati anche per questo. Sul Cammino basta un cappuccio perché la vita sorrida. L'arrivo della seconda tappa sarebbe previsto a Bressanone, ma già sappiamo che ci fermeremo a Fortezza. Impensabile fare 33 chilometri partendo alle nove e mezza del mattino. Il percorso corre per la maggior parte su una pista ciclabile che è manna per i nostri copertoni. Stiamo sperimentando un nuovo passeggino, molto leggero e con ruote da 20 pollici. Niente a che vedere con il carrozzone da trekking, ruote piccole e sempre bucate, che avevamo l'anno scorso sulla Via Francigena. Arrivati a Roma avrei voluto lanciarlo in caduta libera da Monte Mario, e probabilmente l'avrei fatto, se non avessi temuto di dover poi abbandonare nella Città Eterna un rifiuto ingombrante e inquinante. Trottiamo, ben infagottati ma per fortuna senza bagnarci, fino al santuario di Maria Trens. Le pareti piene di ex-voto sono affascinanti (la chiesa è una delle più antiche dell'Alto Adige), ma ciò che più colpisce il Piccolo sono i Vigili del Fuoco in alta uniforme per le vie del paese. La fanfara lo manda addirittuira in visibilio, dandogli nuove energie per affrontare il sentiero delle api. È probabilmente il tratto più caratteristico della tappa. Qui il percorso prosegue nel bosco, affiancato da panchine e pannelli didattici sulla vita delle api. La vista rimane aperta sulla valle. Il sentiero sbuca su un enorme prato, di un verde abbagliante ed in leggera discesa. La Grande, fiera della condizione di semi-adulta che da qualche tempo attribuisce a se stessa, resiste alla tentazione. Al Piccolo e alla Media, invece, basta uno sguardo d'intesa. Si prendono per mano e si lanciano a folle velocità giù per la discesa. Rotolano, si rialzano, si riprendono per mano. E corrono, urlano, rotolano di nuovo. Per un attimo la strega che è in me vorrebbe bloccarli, perché la terra è bagnata, i pantaloni alla fine saranno pieni di fango. Ma è solo un attimo. Poi li sento ridere di nuovo, sempre più forte; in fin dei conti che sarà mai qualche schizzo marrone (e probabilmente indelebile) in confronto al piacere di rotolarsi nell'erba? Li ritroviamo a fine discesa, tutti sporchi e bagnati. Beviamo un sorso d'acqua, ci diamo la mano, andiamo avanti. È un attimo raggiungere Fortezza, proprio nel punto più stretto della valle. Sopra di noi, intanto, è uscito il sole, e negli zaini è rimasto un mezzo panino da dividere. Di più proprio non si può chiedere.

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