giovedì 6 agosto 2015

biberon all'elefantino

Colombo
Orfanotrofio per elefanti. Sappiamo che si tratta di una calamita per turisti, ma non potevamo non andarci. Quindi siamo partiti da Kandy subito dopo colazione e ci siamo fermati a Pinnewala. Qui si trova un struttura che ospita circa 80 elefanti di età diverse, la maggior parte cuccioli, alcuni piccolissimi. Il parco nasce proprio con l’intento di far crescere piccoli elefanti orfani o abbandonati. In parte è diventato un carosello (carissimo, fra l’altro, il biglietto d’ingresso per gli stranieri), ma l’opportunità di giocare coi piccoli elefanti, dar loro da mangiare (frutta per i più grandi, latte per i più piccoli), vederli da vicino mentre fanno il bagno ci è parsa da non perdere. 
La giornata degli elefanti di Pinnewala segue ritmi precisi: ore 10, tutti al fiume a fare il bagno. Il gruppo di pachidermi attraversa il paese per andare a lavarsi. Prima gli elefanti passano attraverso bar e bancarelle, poi si buttano in acqua. Le mamme lavano i piccoli, qualcuno torma verso riva a mangiare le banane lanciate dalla Grande e dalla Piccola; lanciate solo da lontano, perché in questo momento gli animali si stanno bagnando e non è possibile toccarli. Ore 12, rientro al parco e ai box. Qui i cuccioli vengono di nuovo sciacquati con la pompa e poi rimangono nei loro box, dove non disdegnano visite. La Grande e la Piccola sono riuscite a giocare con un’elefantina scherzosa, che rubava le borse alle signore (e poi correva in giro, lanciandole in aria come trofei) e ha cercato un paio di volte di abbracciare le bambine con la proboscide, riuscendo solo a sollevarle un po’ e poi farle cadere. Loro hanno riso come matte, io in effetti ero un po’ preoccupata: le intenzioni erano buone, certo. Ma gli elefanti sono enormi anche da cuccioli. Un’eventuale mossa maldestra è sempre la mossa maldestra di un elefante. nessuna nefasta conseguenza, per fortuna. Ore 13, poppata: gli elefanti più piccoli vengono portati in un recinto dove ricevono biberon di latte, anche dai visitatori. La Grande e la Piccola non si sono tirate indietro, ma il momento è durato poco, perché le loro bottiglie da due litri sono state prosciugate dall’elefantino in meno di un minuto. Emozionante, comunque, poter interagire con questi splendidi animali, anche se in situazione controllata. L’unico problema di Pinnewala sono le richieste di mancia; non si potrebbero avvicinare gli elefanti durante il bagno, ma per 10 dollari il guardiano si allontana un attimo. Non si potrebbe entrare nello spazio riservato alla passeggiata, ma per 10 dollari il guardiano chiude un occhio. Tuttavia i cingalesi non sono mai troppo insistenti, quindi con un po’ di faccia tosta (e ricordando ad alta voce che avevamo già pagato un biglietto d’ingresso) la Grande e la Piccola sono riuscite ad avvicinare i piccoli Dumbo, accarezzarli e giocarci. Poi, sopraffatte dall’emozione, sono crollate addormentate in tuk tuk nell’ultimo tratto del nostro viaggio, da Pinnewala a Negombo. In poco meno di un mese abbiamo percorso quasi 2000 chilometri in una scatoletta rossa, la stessa che usano i cingalesi. Ci abbiamo messo 53 litri di benzina super-92 ottani, che da noi non si trova nemmeno più. Oggi restituire il nostro tuk tuk ci è sembrato strano e ci è sembrato uno strazio. 

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