lunedì 3 agosto 2015

ritorno a valle

Kandy
Il Papà sta cercando di convincermi a provare un trattamento ayurvedico. Non distante dal nostro albergo (caro come il fuoco! Ma purtroppo non abbiamo trovato altro) c’è una grossa clinica che propone visite e terapie personalizzate in base alla diagnosi. Fra i trattamenti previsti ce n’è uno per “ritrovare la chiarezza mentale”, di cui il Papà sostiene che io abbia assoluto bisogno. A parte il fatto che la mia chiarezza mentale non è mai esistita e non mi pare possibile “ritrovarla”, io mi sento nel complesso molto scettica, anche perché fino ad oggi il nostro approccio con la medicina tradizionale cingalese (oltre che indiana) non è stato dei migliori. La Grande e la Piccola, a dispetto dell’olio naturale che avevo spalmato sulle loro teste (e su tutti i vestiti…) qualche giorno fa, hanno continuato ad ospitare colonie di pidocchi. Oggi però ho trovato la permetrina, innamorandomi in un istante del farmacista, e ne ho spalmata in abbondanza. Speriamo, finalmente, di chiudere la parentesi delle teste abitate. Si capirà quindi che la proposta di un pomeriggio ayurvedico non mi faccia far salti di gioia. Vediamo. Siamo intanto arrivati nella capitale culturale dello Sri Lanka, nota per ospitare il santuario buddista più importante dell’isola, poiché custodisce la reliquia dl un dente di Buddha. Per il momento ci siamo accontentati di un giro per le strade, che ci appaiono affascinanti e caotiche. Kandy, oltretutto, è la prima vera città in cui entriamo da venti giorni a questa parte e le dimensioni ci impressionano un po’. 
In mattinata, invece, ci siamo fermati a Nuwara Elyia, che ha ancora l’aspetto di una roccaforte inglese: ci sono le classiche cabine del telefono rosse, un campo da golf, grandi palazzi in stile coloniale; siamo stati prima all’ippodromo, dove le bambine hanno avuto il sospirato giro a cavallo; la Grande ha frequentato da poco un corso di equitazione ed era particolarmente fiera di saper governare il cavallo. Il povero cavallo probabilmente avrebbe compiuto il suo giro ance se fosse stato da solo e anche se il cavaliere avesse cercato di fargli cambiare direzione, ma questo ho evitato di dirlo. Subito dopo ci siamo diretti al Victoria Park, un grande giardino con un’area gioco per bambini, corredata di trenino e ruota panoramica, che le bambine avevano intravisto ieri e che volevano assolutamente provare. Solo dopo aver promesso mi sono resa conto di quanto fosse pericolante e pericolosa la situazione: il motore della ruota non era sufficiente a farla girare, quindi veniva aiutato a mano; c’erano, cioè, due ragazzi robusti che si arrampicavano sulle navicelle, aggrappandosi per cercare di far da contrappeso. Il giochino non riusciva sempre, e quindi ogni tanto la ruota si fermava, oscillava, tornava indietro. Ho passato tutto il tempo del giro col cuore in gola, aspettando che finisse. Dopo Nuwara Elyia abbiamo perso rapidamente quota. Siamo usciti dalla nebbia e dalla pioggia per tornare all’estate, e ora siamo a poco più di 500 metri di altitudine, con temperature di nuovo alte. Gli altipiani dello Sri Lanka sono da vedere, ma la Famiglia in cammino preferisce il caldo. 

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