sabato 1 agosto 2015

le piante di sir lipton

Haputale
Ma come facciamo a farle girare per 20 minuti? La Grande ha inserito un’aggiunta all’elenco dei mestieri preferiti. Oltre alla contadina, l’archeologa subacquea o fare il formaggio in una malga, adesso valuta anche di raccogliere foglie di tè. Intorno a noi ci sono piantagioni a perdita d’occhio, e si tratta di un lavoro sostanzialmente femminile. Mentre io mi auguro solo che queste donne ricevano un salario dignitoso per la loro fatica immane (ognuna di loro raccoglie 20 chili di foglioline al giorno, trasportandole in un grande sacco legato alla fronte, a scendere verso la schiena), la Grande e la Piccola sono entusiaste: cercano di partecipare, raccolgono anche loro alcune foglie che poi custodiscono per ore nei pugni chiusi; sono decise a trasformarle in bevanda. Del resto hanno capito il processo: questa mattina abbiamo anche visitato la fabbrica Dambatenne, costruita nel 1890 da Sir Thomas Lipton e rimasta sostanzialmente invariata. Alla fabbrica arriva ogni giorno il prodotto di 1200 raccoglitrici; i macchinari essiccano, setacciano e sminuzzano le foglioline; ne escono prodotti di diverse qualità (più o meno forte, secondo la finezza della polvere) che poi vengono spediti, in grossi colli, sui mercati asiatici e occidentali. La maggioranza dei passaggi pare alla Grande fattibile anche in casa, tranne un unico ostacolo: per favorire l’essiccazione, uno dei macchinari fa girare le foglie, già semi-disidratate, prima di mandarle al taglio e al setaccio. Su questo passaggio la Grande ha ancora dei dubbi, ma appena avrà risolto il problema è certa di procedere con la produzione autonoma di bustine Lipton in casa. 
Tutto intorno alla fabbrica ci sono sterminati pendii pieni di cespugli di tè, in file talmente ordinate da sembrare giardini. In mezzo alle coltivazioni sorgono alcuni piccoli villaggi, che evidentemente vivono sulla raccolta. In cima ad una collina c’è il “sedile di Lipton”, un punto panoramico che pare piacesse particolarmente al signor Lipton; noi però non abbiamo potuto apprezzare fino in fondo la vista, perché quando ci siamo arrivati era già il momento delle nuvole e della nebbia. Haputale è uno dei villaggi più pittoreschi dello Sri Lanka, grazie soprattutto alla sua collocazione su una cresta montuosa (siamo a 1600 metri). Tuttavia, la sua posizione estremamente panoramica lo rende anche esposto alle intemperie, e qui infatti piove ogni pomeriggio. Dopo aver tentato l’affaccio dal “sedile di Lipton” (riuscendo solo a fotografare il cartello, perché a causa della nebbia non si vedeva nient’altro) torniamo verso la nostra sistemazione cercando di evitare l’acqua (ma invece ci prendiamo il secondo acquazzone in tuk tuk. Non piacevolissimo).
Sulla via del ritorno ci imbattiamo in un’incredibile manifestazione di fede induista: due uomini, attaccati ad un sostegno con una miriade di ami da pesca conficcati nella pelle, sono trasportati con camioncini fino al tempio poco fuori dalla cittadina. Gli uomini sono quindi sospesi per aria, tenuti con decine di ami conficcati nella schiena, nelle braccia, nelle gambe, perché attraverso il dolore cercano la purificazione. Nel tragitto verso il tempio, una piccola folla di fedeli chiede la loro benedizione. All’arrivo, i due uomini vengono sganciati dagli ami, e sulle loro ferite sanguinanti viene sparsa cenere bianca, che pare abbia il potere di sanare gli strappi senza che rimangano cicatrici. Ci fermiamo per alcuni minuti. Le bambine sono abbastanza impressionate; spiego che gli ami affondati nella pelle non sono poi molto diversi dai piercing che io porto un po’ ovunque (mento sapendo di mentire, ovviamente). Loro non sembrano troppo convinte, ma si fanno bastare la mia versione e quindi tornano alle loro fantasie sulla produzione domestica di tè. A cena, la Piccola:- Sapete che ci sono anche persone che non viaggiano, e non scoprono niente? La Grande:- Ma noi come facciamo a far girare le foglie per 20 minuti?

2 commenti:

  1. Lo risolverà e allora tè a volontà! Pap

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  2. La fantasia dei bambini a volte impaurisce. Mam

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