giovedì 2 agosto 2018

arruolato nei cosacchi

Vardzia
Da quando ha avuto coscienza di essere al mondo, il Piccolo ha sempre dimostrato spiccate doti di giullare. Ama stare al centro dell’attenzione, non ha nessuna ansia da palcoscenico, anzi è convinto che il resto del mondo sia la sua platea. Ogni musichetta sentita per caso è un’occasione per cantare (magari cantare una canzone diversa, ma comunque cantare), ogni suonatore di strada una scusa per ballare. Ogni tanto capita perfino che il bambino che balla sia interpretato dai passanti come parte dello spettacolo, effetto scimmietta ammaestrata. Niente di meglio: per il Piccolo il vero godimento è quando si sente parte, se non al centro, della scena. La prima performance di oggi è stata a Borjomi, al parco delle terme. Borjomi è la prima cittadina davvero turistica che visitiamo in Georgia, e la mondanità ruota tutta intorno al grande parco verde, con punti di acqua surgiva. Luogo un tempo amato dai Romanov, oggi è una passeggiata piena di giostre, bancarelle e musicisti. Uno di questi, un suonatore di chitarra dallo stile piuttosto lacrimevole, si è guadagnato la simpatia del Piccolo, che ha ballato girando su se stesso per alcuni minuti, prima che me lo portassi via a forza perché temevo che vomitasse (non l’ha presa bene). 
Ma il vero spettacolo è stato in serata; alloggiamo in una grande azienda agricola biologica, che si trova sulle rive di un fiume e che affitta stanze. Mezza pensione obbligatoria, cena con verdure dei loro orti e pesce d’acqua dolce. Al tavolo accanto al nostro siede un gruppo di cosacchi dell’esercito, con tanto di divise nere, file di cartucce ben in vista sul petto e spade al fianco. Tra una portata e l’altra i cosacchi cantano a voce altissima brani tradizionali georgiani. Non sono esattamente motivi orecchiabili, ma il Piccolo salta in piedi e grida: Musica! Posso ballare? 
Senza sentire risposta comincia a girare vorticosamente, battere le mani, incitare i soldati, i quali ovviamente rispondono. Battono le mani e cercano di insegnargli a modulare la voce. È un invito a nozze: il Piccolo prova a imitarli, ma non è soddisfatto e si lancia su Fra Martino, uno dei suoi storici cavalli di battaglia, ovviamente con tutti i decibel di cui è capace. Uno dei cosacchi conosce la melodia e lo segue, gente che stava cenando si raduna tutta intorno e inizia a filmare. Un altro cosacco si cimenta in un ballo, e il Piccolo immediatamente lo imita. Lo chiamo e cerco di ricondurlo alla ragione, ma peggioro le cose, perché anche i cosacchi cominciano a chiamarlo per nome e a ridere forte. Lui è al culmine della gioia. Sfrutto un momento di pausa e decido che è ora di andare a letto. Ciao, buona notte! urla il Piccolo con ampi gesti all’indirizzo del gruppo in divisa nera. Ciao, Luciano Pavarotti! Rispondono loro a gran voce. Come tutte le star, questa sera il Piccolo esce di scena fra gli applausi. 

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