martedì 10 agosto 2021

oggi

TAPPA 42 - DA VITERBO A VETRALLA 18 KM Ieri sera abbiamo mangiato un ottimo menù completo in una braceria del centro. Tutto perfetto, ma noi eravamo agitati. Dalle suore le camere erano fresche e comode (anche se Grande e la Media hanno un po' mugugnato per l'assegnazione di un unico letto a una piazza e mezza), ma eravamo sempre agitati. Sapevamo che oggi ci attendeva la nostra personale sfida. Perché l'anno scorso, sulla tappa verso Vetralla, tutto quello che poteva andar male era andato peggio. Avevamo faticato a uscire dalla città, fra scalinate e lavori in corso, partendo alla fine tardissimo. Avevamo finito l'acqua troppo presto (per fortuna un automobilista gentile era andato a prenderci alcune bottiglie fresche). I bambini avevano pianto e noi ci eravamo scoraggiati. La tappa Viterbo-Vetralla era diventata il simbolo del "chi ce l'ha fatto fare" (ma detto a volume più alto di così) e non volevamo che rimanesse tale. Quindi abbiamo studiato meglio il percorso, caricato acqua a litri, puntato la sveglia un po' prima. Agitati e cocciuti. Alle 7 del mattino eravamo già nella tagliata etrusca, una lunga affascinante gola artificiale che si deve appunto al lavoro degli ingegneri etruschi. Non si sa esattamente per cosa fosse stata realizzata. Di solito queste Vie Cave corrispondevano a percorsi sacri, spesso ramificati e scavati a poco a poco nel tufo. Siamo sbucati fra gli ulivi, su un sentiero non sempre facile. Ci siamo presi il tempo e il lusso di osservare per lunghi minuti un formicaio a bordo strada: il Piccolo è affascinato dalla forza delle formiche. Abbiamo timbrato le credenziali alla "panchina di Barbara", sistemata a bordo strada da papà Renzo, che ha perso la figlia troppo presto. Offrendo ai pellegrini un punto sosta, insieme al timbro per la credenziale, lascia ad ognuno un ricordo di Barbara. Abbiamo pensato a papà Renzo, oltre che a Barbara. E poi, a un certo punto, Vetralla era davanti a noi, in cima all'ultima salita. Alloggiamo al monastero delle suore benedettine Regina Pacis, appena fuori dalla cittadina. Il Piccolo è riuscito a farsi regalare una palla (l'ultima che avevamo comprato si è bucata). Io ho avuto il caffè dell'arrivo e una lavatrice in prestito per mezz'ora. Oggi, davvero solo oggi, iniziamo a credere di poter arrivare a Roma sul serio.

4 commenti:

  1. Illuminatemi: qual'e' la spinta che trasforma in pellegrini? Religiosità- rifiuto delle comodità- sfida verso se stessi - esercitazione in caso di avversità nella vita- desiderio di espiazione? Siete veramente fantastici .Leonessa sempre attiva

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  2. Felice di ritrovarvi in cammino! con calma riprendo le tappe di questo mese e mezzo di passi e vi dedico un profondo respiro e una lacrima di gioia: siete davvero speciali cari! non vedo l'ora di riabbracciarvi.

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  3. Quanta soddisfazione!Mam

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