venerdì 31 luglio 2015

giorno di festa alla cascata

Ella
I cingalesi adorano i picnic con la famiglia. Certo, il loro concetto di “famiglia” è leggermente diverso dal nostro. La Famiglia in cammino, per esempio, è formata da quattro componenti: la Mamma, il Papà, la Grande e la Piccola. La famiglia cingalese comprende genitori, figli, nonni, zii, parenti e vicini di casa. Sono sempre gruppi enormi, esuberanti e colorati. A ben vedere, anche il concetto cingalese di picnic è diverso dal nostro: quando andiamo in montagna, di solito mangiamo un panino. La madre cingalese, aiutata dalla suocera, la cugina e la zia, prepara a bordo strada un banchetto: accende il fuoco, fa bollire i cavoli, prepara un riso e curry che serve rapidamente a tutti i componenti della famiglia. Tira fuori nuove pietanze, piatti e bicchieri (le posate no, perché qui spesso la gente non le usa). Quindi oggi (era giorno festivo, come sempre quando c’è plenilunio), decine di famiglie allargate si sono ritrovate sotto le cascate di Rawana Ella, un luogo particolarmente popolare e anche anche molto bello: l’acqua scende dalla montagna per ben 90 metri prima di formare un serie di pozze gelide; uno spettacolo della natura. A bordo strada, ma proprio sulla strada che passa accanto alla cascata, decine di famiglie hanno preparato da mangiare tutto il giorno, coi più piccoli che giocavano sulla statale, le madri a guardarli e a mescolare la zuppa, i nonni a rincorrerli. Nel frattempo, nelle pozze d’acqua della cascata, altre centinaia di persone si lavavano, nuotavano, schiamazzavano in un’unica meravigliosa festa bagnata. E in mezzo a queste centinaia di persone si sono tuffate anche la Grande e la Piccola. Io naturalmente avevo cercato di vietarlo, considerando che le rocce fossero troppo scivolose, ma il Papà non ha saputo resistere alla tentazione di un tuffo, e ha portato con sé le bambine gioiose. Purtroppo la festa è stata guastata dal nostro primo acquazzone cingalese, quindi siamo rapidamente tornati a rifugiarci al tuk tuk, ovviamente bagnandoci lo stesso. 
In mattinata, invece, avevamo visitato il monastero di Adisham, una grande casa di epoca coloniale oggi abitata da un gruppo di monaci benedettini che si mantengono vendendo i prodotti della loro azienda agricola (il succo di fragole era ottimo). Ma la parte migliore della gita ad Adisham è stato il viaggio; il monastero si trova a Haputale, poco più di 20 chilometri da qui, e per arrivarci abbiamo preso un pittoresco treno che passava in mezzo alle piantagioni di tè. Per la Grande e la Piccola è stata un’avventura: biglietto di terza classe e terza classe affollatissima, con bambini che spuntavano ovunque, gente seduta per terra e un affollamento impensabile. Senza contare il fatto che salire in carrozza è stato come dare l’assalto alla diligenza, attraversando vari binari (non necessariamente il treno si ferma vicino ad una banchina), sgomitando con gli altri passeggeri (all’inizio pareva che non si riuscisse nemmeno ad entrare: troppa folla) e passandoci le bambine uno con l’altro, perché non ci sono scalette di accesso. In realtà non ci sono nemmeno le porte, e quindi il treno viaggia sempre aperto: chi rimane vicino all’uscita deve stare attento, nel tragitto, a non rotolare fuori; per noi il tutto è stato divertente, anche se non esattamente confortevole. Ma i cingalesi a tutto questo non badano: anche uno sopra l’altro, anche in un vagone che va a venti all’ora, loro sorridono.

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