domenica 13 agosto 2017

il comandante senza armi

sabato 12 agosto 2017
Yerevan
Partiamo per Kiev con l'aereo delle 15.30. Da lì voloremo su Milano. Inizialmente pensavamo di trascorrere la mattinata al vernissage per qualche acquisto. Invece andiamo a Yerablur, il cimitero militare di Yerevan, a salutare i caduti del Nagorno Karabakh. Quando le chiediamo come arrivarci, la ragazza alla reception dell'ostello non ci crede: Sono due anni che lavoro qui - aggiunge - e mai nessun viaggiatore mi ha chiesto di Yerablur. È un posto da armeni.
Ovviamente prendiamo la frase come un complimento. Vogliamo rendere omaggio alla tomba di Monte Melkonian, una specie di Che Guevara armeno, sconosciuto al mondo ma recentemente diventato il nostro mito. Monte era un figlio della diaspora, nato e vissuto in California. Aveva studiato archeologia e parlava otto lingue. Non aveva una formazione militare, ma ha guidato un contingente di circa quattromila uomini nella resistenza per il Nagorno Karabakh contro gli azeri, che erano molti di più e meglio armati. Monte aveva posto regole ferree sul rispetto del nemico e sull'uso delle armi, lui che non portava nemmeno la pistola addosso, che non fumava, non beveva e quando poteva insegnava ai bambini. È morto poco prima che la guerra finisse, ucciso in circostanze mai chiarite, in un villaggio azero abbandonato. Secondo l'uso armeno, sulla lapide c'è il suo viso a grandezza naturale, e il nome scritto in corsivo: Monte. Sotto quel nome la Media depone una piccola rosa, raccolta sul vialetto: diversamente da qual che ci aspettavamo, non ci sono venditori di fiori alle porte di questo cimitero pieno di ragazzi.
Poco lontano ci fermiamo alla lapide di Gurgen Margaryan. Nel 2004, a 25 anni, poco dopo la laurea in Ingegneria, Gurgen aveva prestato il servizio di leva; conseguito il grado di sottotenente dell'esercito, era stato inviato a Budapest per partecipare ad un corso internazionale di lingua inglese organizzato dalla NATO. Dormiva nella sua stanza quando è stato ucciso a sangue freddo, a colpi d'ascia, da un pari grado azero, agli occhi del quale Gurgen aveva una colpa imperdonabile: essere armeno. L'assassino, inizialmente condannato all'ergastolo in Ungheria, ha poi avuto l'estradizione in Azerbaigian, dove è stato accolto come un eroe e rapidamente graziato. Il programma a cui entrambi partecipavano si chiamava "Partnership for peace".
La storia di Monte, il comandante senza armi, appassiona la Grande e la Media. Ma quella di Gurgen, massacrato senza motivo, con un odio freddo e feroce, le sconvolge: - Mamma - chiede la Grande - ma allora potrebbe succedere a chiunque, no? Anche a noi...
- No, amore. A voi no. C'è sempre la mamma a proteggervi.
- Mamma, ma tu sei magra come uno stecchino...
- Non importa. Potrei difendervi da chiunque.
Le vedo rasserenarsi. Per ora questa risposta è sufficiente. Che bello.

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