venerdì 2 agosto 2019

autostrada nel deserto

31 luglio 2018
Wadi Rum

Il nome dice tutto: Desert Highway. Non assomiglia molto alla nostra idea di autostrada, ma nel deserto ci siamo di sicuro. Abbiamo visto scorrere, di fianco a noi, decine di accampamenti beduini con relative tende, pecore e capre. Abbiamo dovuto fermare l’auto perché un gruppo di dromedari era in mezzo alla strada, e poi abbiamo pazientato qualche minuto perché un cucciolo stava finendo la poppata, e quindi la madre si muoveva con lentezza. Siamo arrivati a Wadi Rum. Il paese è vicinissimo all’Arabia Saudita (ma qui la frontiera è chiusa) ed è praticamente sparpagliato: conta circa 1500 abitanti sparsi tutt’intorno (la maggior parte vive in tenda sostenendosi con l’allevamento), i quali gravitano su un minuscolo centro, con qualche negozio - frutta e verdura poche e carissime - un posto di polizia, la scuola pubblica, divisa in maschi e femmine. A scuola i bambini ricevono i tre pasti quotidiani, perché pensare di tornare al proprio accampamento è impossibile, ed assolvono l’obbligo fino ai 12 anni. Tutto intorno è deserto vero: sabbia, sabbia, sabbia e alcune grandi formazioni rocciose che si incendiamo di rosso al tramonto. Pare che Lawrence d’Arabia vivesse qui, o ci abbia vissuto per qualche tempo, in una casetta di mattoni sotto un’enorme roccia. Oggi dormiamo qui, in un accampamento con tende beduine, bagni in comune (con preghiera di non sprecare acqua, che qui è preziosa e costa anche parecchio), illuminazione a candele. I bambini sono rimasti un po’ intorno al fuoco ad aspettare, seduti sui tappeti, e poi abbiamo assistito alla magia della cena: la carne e la verdura erano state infilate in un grande contenitore metallico a due piani e poi messe a cuocere sotto la sabbia. Per dissotterrare il tutto ci è voluta la vanga, ma ne è valsa la pena: pasto squisito. Non c’è elettricità, nessun wifi, i cellulari non hanno nessun segnale. In compenso il cielo non ci è mai parso così stellato. 

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