martedì 30 luglio 2019

donkey taxi

Wadi Musa
Oggi abbiamo sbagliato i tempi; l’intenzione era quella di rivedere Petra e completare la visita, ma in una luce diversa; quindi abbiamo dedicato la mattina al museo (o meglio, a guardare qualcosina di sfuggita, poiché il Piccolo ha deciso che le installazioni sull’antichità non fanno per lui - e ha manifestato questa decisione con molti decibel) e nel pomeriggio siamo entrati di nuovo al sito. Abbiamo visto le tombe reali: al pomeriggio, quando i raggi del sole le colpiscono direttamente, la roccia prende tinte così forti che sembrano pennellate, il tutto per altezze di decine di metri; poi io e la Grande siamo andate alla chiesa bizantina, che nasconde ancora splendidi mosaici, ma si trova in cima ad un sentiero che ha spaventato gli altri tre quinti della famiglia; quindi siamo arrivati ai piedi della salita al Monastero; si tratta in realtà di un’architettura scolpita nella roccia che serviva probabilmente per incontri religiosi, e che solo in una fase successiva è stata convertita all’uso cristiano. Il monumento è impressionante, alto poco meno di 50 metri e altrettanto largo, ma si trova al termine di una salita lunga e ripida. Preferiamo che i bambini la affrontino a dorso di asino; mi lancio quindi in una lunga contrattazione sul prezzo, che rimane a parer mio uno dei momenti divertenti della giornata; non perdo la calma, scambio due battute; alla fine riesco a spuntare la metà della tariffa che mi avevano proposto, ma intanto l’affare è andato per le lunghe. 
Ci rendiamo rapidamente conto che inerpicarsi sulla salita è poco meno di una follia, perché gli asini, di cui è nota la testardaggine (e oggi ho capito perché) si ostinano a seguire i percorsi più comodi per loro, che sono invariabilmente a bordo di dirupo, possibilmente su rocce aguzze. Il tutto saltellando e sgroppando. Il fatto di trasportare i miei figli non sembra loro un motivo sufficiente per essere più prudenti del solito. Saliamo al Monastero - e soprattutto scendiamo, ma ormai non abbiamo alternativa - col cuore in gola. Per un tratto mi prendo il Piccolo sulle spalle: farlo scendere per questo sentiero in equilibrio precario, su un asino inquieto e accompagnato da un beduino chiacchierone, è troppo perfino per me. Alla fine siamo felici di aver visto il Monastero: è uno dei monumenti più famosi di Petra, e senza cavalcatura i bambini avrebbero fatto troppa fatica: le temperature sono altissime. Io e il Papà abbiamo solo bisogno di riaverci un attimo dalla tachicardia da ansia che ha preso entrambi, e poi ci guardiamo intorno. È tardo pomeriggio e a Petra non c’è quasi più nessuno. Evidentemente le orde di turisti che ieri abbiamo visto arrivare alle 8 se ne sono andate subito dopo pranzo. Potremmo esultare, e per un attimo lo facciamo, perché abbiamo la città tutta per noi con le ultime luci; ma è solo un attimo. Poi ci rendiamo conto che, insieme ai turisti, sono spariti anche asini, dromedari, cavalli e carrozze. Diversamente da come avevamo progettato (e promesso) dobbiamo riguadagnare l’uscita a piedi: sono diversi chilometri di strada sassosa, al termine di una giornata faticosa. La Grande e la Media arrancano, il Piccolo crolla: dobbiamo trasportarlo io e il Papà a turno, un po’ in braccio e un po’ sulle spalle. Il Papà soffre di mal di schiena, e quindi faccio quello che posso per trasportare io il Piccolo, col risultato che all’arrivo siamo tutti sfiniti. Il lato, positivo, però, è che abbiamo risparmiato i soldi della carrozza, con i quali possiamo permetterci tre spremute di mango fresche per accompagnare la cena dei nostri giovani eroi. E abbiamo anche la forza di ragionare su cosa ci è piaciuto di più a Petra. 
La Grande: La tomba di seta. I colori della roccia erano incredibili, passavano dall’arancione al viola e al rosa. Ha fatto bene il costruttore a non esagerare con le decorazioni, per non distogliere l’attenzione dai colori.
La Media: Il Monastero. Era grandissimo, molto più grande di come l’avevo immaginato. 
Il Piccolo: Gli asini e i cavalli. Era una scuola per imparare a cavalcare, vero?

1 commento:

  1. bravi riuscite a trasformare ogni cosa in divertimento e positività. pap

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