giovedì 8 agosto 2019

svuotando la valigia arancione

Tiro fuori sempre prima gli spazzolini; lavarsi i denti è importante. E allo stesso modo è importante mantenere la routine, tornare alla normalità, rientrare. Mi viene in mente la sera in cui ho lavato i denti al Piccolo nel bagno del campo beduino di Dana; un bagno minuscolo e lontanissimo dalla nostra tenda nera, che era in bilico sul burrone, piena di formiche e di chissà cos’altro. Da lì la moschea del villaggio si sentiva appena. Oggi, imboccando lo svincolo dell’autostrada, il Piccolo ha chiesto quando sarebbe stato il prossimo canto di moschea, e come mai non si vedesse nessun minareto. Quando gli ho risposto che non ci saranno più invocazioni ad Allah, almeno per un bel pezzo, è rimasto interdetto. Ma poi ha pensato ai suoi giocattoli, il brutto peluche verde che gli tiene compagnia nel letto in Italia, e ha sorriso di entusiasmo: il mondo dei bambini è un eterno presente.
Tiro fuori il mio filo per stendere, le mollette, un rimasuglio di detersivo che non ho voluto buttar via. Viaggiamo leggeri, laviamo e stendiamo ovunque. C’è una marca di detersivo che in Italia non trovo, ma che ho comprato in Georgia, in Armenia, in Giordania, in un minuscolo flacone arancione. I panni stesi sulle nostre teste in albergo; la macchia sulla maglietta appena messa, che in viaggio è un po’ più grave, perché la lavatrice non c’è; ma tanto non c’è nemmeno la scuola, non ci sono impegni, nessuno ci conosce, a chi importa della macchia. Alcuni vestiti, sporchi in maniera irreversibile, li ho buttati via. Il bagaglio, al ritorno, è sempre un po’ più leggero. Non ci sono le scarpe da ginnastica dei bambini: già piccoline in partenza, piene della sabbia di Petra, indurite dal sale del Mar Rosso, sono rimaste là. Dal bagaglio della Famiglia in cammino, quello che faceva ammattire i tassisti, esce addirittura un set di pentole; e piatti e posate di plastica: quando possiamo affittiamo un appartamento; spesso costa l’equivalente di una camera, e in più ci permette di risparmiare sul ristorante. Il Papà riesce ovunque a preparare pasta con pomodoro fresco e formaggio; lo fa per la Grande, la Media e il Piccolo, che senza pasta proprio non riescono a stare. Souvenir della Giordania non ce ne sono: come sul Cammino, l’ordine è non caricare. Gli oggetti aggiungono semplicemente peso; quello che conta davvero sono i ricordi: il giorno in cui il Piccolo mi ha chiesto se il deserto fosse diventato la nostra casa; e non c’era panico nella sua voce, solo curiosità. Il giorno in cui la Media, dopo una lunghissima giornata camminando a Petra, ha preso il Piccolo sulle spalle, perché lui non ce la faceva più, e noi lo avevamo già portato tanto. Il giorno in cui la Grande ha iniziato a spalmarsi con il fango del Mar Morto, prima che tutti gli altri trovassero il coraggio. 
Dalla valigia, una gigantesca borsa arancione, escono gli ultimi pannolini: il Piccolo non ne ha più bisogno, nemmeno di notte. Che il grande passaggio sia avvenuto proprio durante un viaggio non è poi così strano: in fin dei conti lui ha imparato a camminare in Armenia. 
Le pinne che ci hanno portato dentro al Mar Rosso; la mia maschera che lascia entrare davvero troppa acqua. La maschera facciale del Piccolo, che ha scoperto i ricci, le stelle marine, e centinaia di pesci diversi, e la zia di Nemo, a strisce gialle. Quando mette la maschera riesce a stare a galla senza braccioli, e quindi adesso tenta di scappare anche in acqua. I pantaloni lunghi per me e le ragazze, perché la Giordania è pur sempre un paese musulmano: niente calzoncini corti, per nessuna; le felpe che non abbiamo usato mai, nemmeno una volta, se non per l’aria condizionata in aereo. Ma adesso il volo è atterrato. I bambini sono felici. La Media esulta: finalmente domani potrà correre in libreria a comprare il prossimo volume della saga di Harry Potter. Cerco di scacciare la malinconia per il viaggio che avevamo atteso tutto l’anno e che oggi si conclude. Niente più canto di moschee, hummus a colazione; niente più paesaggi bruciati dal sole. Eppure i bambini hanno ragione: l’unica scelta possibile è continuare a camminare, anche qui. 
Buon cammino a tutti. 

4 commenti:

  1. tutto passa, non i ricordi però. pap

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  2. Buon cammino anche a voi meravigliosa famiglia e arrivederci al prossimo anno

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  3. Arrivederci splendida famiglia. Grazie di avermi fatta viaggiare con voi con gli occhi e con il cuore.

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  4. grazie per lo splendido e fantastico viaggio.Siete proprio SPECIALI.Mam

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