martedì 21 gennaio 2014

partenze

Una delle mie prime preoccupazioni (se non altro perché era, in ordine di tempo, la prima cosa di cui avrei dovuto preoccuparmi) era il volo. Treno fino a Milano, partenza in serata, sei ore con arrivo nella notte a Dubai (dove però è mattina), nuovo decollo in mattinata, 14 ore di volo (ovviamente pigiati in Classe economica) e atterraggio a Sydney di nuovo al mattino (la sera italiana). 24 ore tra un aereo e l'altro, e in più il mostruoso cambiamento del fuso orario (10 ore di differenza).  Nei giorni prima del grande volo, ragionavo sui tempi della mia prima crisi isterica.
Alla partenza da Trento la Grande e la Piccola sono eccitatissime. Salutano i nonni con ampi cenni e chiedono loro di venire. Avvertono lo sbalzo di temperatura (il treno è caldissimo) e cominciano a colare dai nasini. Vogliono giocare a carte, a dama, vedere un film sul tablet, tutto nello stesso momento.
Alla partenza da Milano la Piccola, storicamente appassionata di tecnologia, è estasiata: ogni sedile ha uno schermo con telecomando. In tre secondi, mentre noi proviamo a staccare i nostri (senza riuscirci) dal supporto, lei lo ha già attivato e sta guardando Peppa Pig.
Alla partenza da Dubai, nuovo disorientamento di tutta la Famiglia: i tempi del volo, già dai primi minuti, sono regolati sul fuso australiano, quindi partiamo intorno alle 9 del mattino, ma dopo un'oretta ci servono riso e carne speziata: la cena. Subito dopo oscurano i finestrini e ci invitano a dormire. La Grande si interroga sul mistero della giornata brevissima (meno di 4 ore dall'alba alla cena), non mangia e non riesce ad addormentarsi. La Piccola spazzola con gioia il piatto, abbraccia il peluche e si addormenta: siamo ancora nell'emisfero boreale ma lei è già sul fuso di Sydney. Alla fine si addormenta anche la Grande, mentre io è il Papà rimaniamo svegli, guardiamo film, ascoltiamo musica. Contrariamente a qualsiasi pronostico, il volo non è affatto male.
La parte peggiore è l'arrivo: siamo sottoposti ad una serie di controlli estenuanti. Ci aprono le valigie, ci fanno annusare uno per uno dal cane, ci controllano i passaporti più volte (lamentandosi perché quello del Papà è "di scarsa qualità"), ci chiedono che lavoro facciamo, dove e perché, verbalizzano la nostra Tachipirina. Tutta l'operazione dura quasi due ore. Usciamo finalmente all'aperto e togliamo le felpe: è estate. Abbiamo alle spalle 24 ore di volo, i controlli, l'inquietudine per i bagagli. Ci sentiamo pieni di adrenalina e subito dopo caschiamo di sonno. Abbiamo capelli impazziti, una mano fasciata e briciole ovunque. Siamo a Sydney.

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