giovedì 27 luglio 2017

una donna in pace

Yeghegnadzor
Amo le lavatrici. Dal Cammino (anzi: dai Cammini) ho imparato a portare pochissimi vestiti e a lavare regolarmente. Ma ho anche imparato la meraviglia di infilare il bucato del giorno in una macchina che farà il lavoro meglio di me, e senza che io debba fare fatica. Non ho nemmeno sensi di colpa ecologici: con il bucato di cinque persone, anche se si tratta di uno-due giorni, il cestello si riempie. Anche in questa pensione (come nell'appartamento di Yerevan) abbiamo la lavatrice a disposizione, nel bagno in comune con gli altri ospiti. Ora il nostro bucato è steso ad asciugare in terrazza, ed io non potrei essere più felice di così. Non mi importa di dover condividere il bagno, né che non ci sia l'aria condizionata (anche se i bambini apprezzerebbero - soprattutto il Piccolo, che si sveglia sudatissimo e assetato). Datemi una lavatrice e sarò una donna in pace. Così mi sento in questo momento. Ora io so bene che quella della lavatrice è una specie di fissazione. Ma so anche che qualsiasi madre con tre, due o un figlio, in viaggio o a casa propria, capisce benissimo quello che intendo.
Questa mattina visita al monastero di Noravank, uno dei più famosi dell'Armenia. Il nucleo più antico risale al nono secolo, mentre la maggior parte del complesso è del tredicesimo. Spiccano, tra gli altri dettagli, un bassorilievo di Cristo con gli occhi a mandorla (era il tempo delle invasioni dei Mongoli) e, sulla facciata di uno degli edifici principali, due scalinate di pietra, la cui salita rappresenta l'ascesa al Cielo, che solo i puri di cuore sono in grado di affrontare. La Grande e la Media evidentemente non hanno dubbi sui propri cuori, perché si lanciano immediatamente sui gradini. Vengono bloccate a metà salita dalle urla materne, e mestamente scendono ben prima di essere arrivate in cima; mugolano di disappunto a più riprese, ma a me questi gradini di pietra, che si arrampicano fin sulla chiesa senza corrimano, sembrano davvero troppo esposti. Contengo i lamenti acquistando una cartolina con l'alfabeto armeno: la Grande è decisa ad imparare la lingua locale per poterci aiutare nella lettura dei segnali stradali, che al momento presenta alcune difficoltà.
Nel pomeriggio visitiamo il caravanserraglio Selim, sull'omonimo passo montano a 2.400 metri di altitudine, e dello stesso periodo del monastero. Il Papà racconta alla bambine la storia dei mercanti che si fermavano a riposarsi lungo la Via della Seta. Racconta dei lunghissimi viaggi verso la Cina, di Marco Polo e del suo soggiorno alla corte del Gran Khan. La Grande è immediatamente affascinata. Guarda le mangiatoie di pietra e le sembra di sentire l'odore dei cavalli. Chiede se sia ancora possibile viaggiare a piedi dall'Europa alla Cina, suggerisce pacatemente l'acquisto del Milione. La Media percorre avanti e indietro il caravanserraglio, sentenzia che è solo una malga di pietra ed esce fuori a raccogliere fiorellini che sbriciola sulla testa del Piccolo. L'incredibile sta nel fatto che il Piccolo è pure contento. Sta seduto sull'erba, ad accarezzarsi la testa piena di polline, e ride a gola spiegata.

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