martedì 16 agosto 2016

auto-etno-museo

Omorani (Macedonia)
A tratti la Grande ha nostalgia dei due anni in cui è stata figlia unica; quando in macchina i suoi fratelli si addormentano, e lei rimane sveglia “come gli adulti”, ne gioisce immensamente. Chiacchiera eccitata e spera che la quiete si prolunghi; se il Piccolo o la Media aprono gli occhi lei tenta di riaddormentarli con una ninnananna, a volte perfino cercando di chiudere loro le palpebre a forza, con le dita. Il che può scatenare reazioni scomposte, soprattutto da parte della Media (al Piccolo, ancora per un po’, tocca subire). Oggi la Grande, in un momento di sonno degli altri due, si è goduta l’arrivo al paese di Omorani, che è veramente un luogo dimenticato. La maggior parte delle case del paese è diroccata, gli animali da cortile girano liberi, e al nostro arrivo abbiamo dovuto farci largo in mezzo ad una mandria di mucche che sostava sulla strada, occupandola per intero. Anche qui, come a Malovishte, come in chissà quanti altri villaggi delle montagne macedoni, sembra che il tempo si sia fermato al secolo scorso. Con la differenza che qui c’è una casa rurale e quindi ci si può fermare a dormire, occasione che ovviamente non ci lasciamo scappare. In mattinata, invece, allontanandoci da Bitola, ci siamo fermati a Krklino, dove esiste uno stranissimo museo etnografico: non si tratta di un’istituzione governativa o di una fondazione privata, ma di una singola persona che ha passato la vita a raccogliere cimeli del passato: vecchie auto e moto, macchine per cucire, strumenti musicali, carrozzine da neonati. Boris, così si chiama il collezionista, non ha mai smesso di riempire la propria casa con tutto quello che trovava; c’è perfino copia di una pagella di Kemal Ataturk, che ha studiato all’Accademia militare di Bitola. Le bambine si divertono a sbirciare in ignei angolo, fingendo di suonare un pianoforte antico o di lavorare all’arcolaio, ovviamente citando la fiaba della Bella Addormentata. Oggi, dopo decine di anni passati ad accumulare, Boris sta passando il suo museo (e trasmettendo la sua mania) al figlio Filip, che in quel guazzabuglio di abiti, di mobili, di oggetti vuole realizzare un bed and breakfast con annesso ristorante tipico. Ci ripromettiamo di tornare nei prossimi anni, per vedere il progetto realizzato. 

Nessun commento:

Posta un commento