mercoledì 17 agosto 2016

in fondo ad una valle solitaria

Omorani (Macedonia)
Non è che non programmiamo: è che troviamo difficile seguire i programmi. Pensavamo di fermarci qui soltanto un giorno. Ma poi, una volta arrivati, ci siamo guardati intorno, ci siamo guardati fra noi e abbiamo deciso di prolungare la sosta. Il paese, in fondo ad una piccola valle solitaria, è semi-abbandonato, semi-diroccato e totalmente integro, piccolo e sperduto al punto da non trovarsi sulle cartine. Le bambine sono andate in visibilio davanti alle piccole greggi di capre che scorrazzavano per le strade, alle galline che portavano i pulcini a razzolare, agli asini nei ruderi usati come stalle. Ovviamente non ci sono negozi, ma un anziano contadino ci ha permesso di raccogliere i pomodori dal suo orto e alcune uova direttamente dal pollaio. La Grande e la Media sono state contentissime, si sono piacevolmente imbrattate di cacca di gallina (più un’attività è sporca e più è divertente) e hanno fornito al Papà il necessario per preparare la cena: qui c’è una cucina a disposizione degli ospiti. La struttura nasce su una casa antica: costruita alla fine dell’Ottocento proprio di fronte alla chiesa del paese, era stata poi ampliata ai primi del Novecento con una seconda costruzione. Uno degli edifici veniva usato come abitazione, l’altro come fienile e ricovero per gli animali. Una decina di anni fa Vancho e Katrina, due coniugi di Skopje, hanno comprato gli edifici (che nel frattempo erano stati abbandonati) trasformandoli nella struttura che sono ora. Per un giorno siamo stati in vacanza, ci siamo goduti il giardino e ne abbiamo approfittato per riacquistare un aspetto civile: docce per tutti (incluso il Piccolo, che non faceva il bagnetto da una settimana) e perfino una lavatrice. In serata le ragazze hanno fatto amicizia con un gruppo di bambini del posto, con i quali hanno giocato a calcio sulla piazza sterrata. Ho approfittato della sosta per rifare il bagaglio: domani si riparte.

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