giovedì 11 agosto 2016

cittadini della repubblica che non esiste

Leunovo (Macedonia)
Siamo vittime di alcuni clamorosi errori di calcolo. Eravamo convinti di arrivare alla destinazione di oggi entro l'ora di pranzo, invece ci siamo arrivati per cena. Non che si siano coperte lunghe distanze (circa 250 chilometri) ma la viabilità balcanica oggi ci è sembrata un delirio: traffico in tutte le cittadine, non una sola circonvallazione (si deve attraversare anche il centro di Tirana), pochissime indicazioni (generalmente in cirillico: abbiamo sbagliato varie volte) e un po' di attesa al confine. La pietà di un poliziotto ci ha evitato il controllo antidroga con cane, riservato a molti altri veicoli, ma l'analisi dei documenti è stata scrupolosa. Sballati i tempi, ci siamo fermati per pranzo intorno alle 4 del pomeriggio, quando ormai la Grande e la Media ululavano di fame (il Piccolo è l'unico che non ha problemi, perché viene ancora allattato), in un ristorante lungo la strada, ad Oktisi, con annesso allevamento di trote: i piccoli torrenti passavano letteralmente fra un tavolo e l'altro, e quindi le ragazze si sono divertite a catturare degli insetti per dar da mangiare ai pesci. Peccato solo che, arrivati al tavolo con una fame incredibile (e col Papà storicamente terrorizzato all'idea di non mangiare abbastanza) abbiamo ordinato molto più del necessario, uscendo dal locale con la pancia strapiena e un abbondante cestino di avanzi. Rimettersi in viaggio è stato abbastanza faticoso. Il paese dove siamo arrivati in serata è sulle montagne, in riva ad un lago, e la temperatura è autunnale; preparando il bagaglio non ho previsto l'eventualità di freddo notturno (altro errore di calcolo) e quindi non abbiamo pigiami: la Grande e la Media dormono con le felpe, ben sistemate sotto le coperte, e speriamo che questo basti. Avevo portato, invece, un'unica tutina di ciniglia per il Piccolo, scegliendola tra quelle che alla partenza gli stavano ancora grandi. Ma il giovanotto è cresciuto più del previsto, la tutina azzurra è decisamente corta, tanto che il poveretto deve tenere le dita dei piedi piegate su se stesse e non può stirare le gambe. Poco importa, perché tende ancora a dormire raggomitolato, ma questo è l'ennesimo errore di calcolo. Decisamente oggi non ne azzecco una. In compenso, cosa che mi pare in tema con la nostra totale disorganizzazione, nel pomeriggio siamo diventati cittadini di una repubblica sconosciuta: il paese di Vevchani, che non avevamo mai sentito prima, nel 2002 ha dichiarato l'indipendenza. Ovviamente non è stato riconosciuto da nessuno, ma nei negozi del centro storico sono in vendita passaporti e perfino banconote locali; non hanno nessun valore, ma - così ci hanno detto - sono stampate sulla stessa carta filigranata, ed emesse dalla stessa zecca, dei soldi "veri".  Naturalmente abbiamo comprato i documenti e ora possiamo vantare la cittadinanza di uno Stato che non esiste. Il che fa proprio al caso nostro.

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