venerdì 14 agosto 2020

i tre cinghiali

TAPPA 48 - Da La Storta a Roma 19 km Tutte le difficoltà della strada, fino agli ultimi metri: il Cammino non risparmia mai nulla, né regali né fatica. La prima si sente già al mattino. Per cercare di arrivare a destinazione prima possibile (siamo tutti golosi delle foto dell’arrivo) ci svegliamo alle 4. Non è che ci venga proprio spontaneo. Dopo pochi minuti, in compenso, siamo felici e frizzanti: oggi è il grande giorno. Finalmente Roma sarà ai nostri piedi. Iniziamo a camminare sulla Via Cassia, già trafficatissima. Ci tocca, peraltro, un tratto di statale più lungo del previsto: le Suore del Sacro Cuore, dove abbiamo dormito, sono in direzione opposta alla nostra meta. Non l’avevamo calcolato, ma in ogni caso l’offerta di sistemazioni a La Storta si riassumeva nella struttura delle suore. Non c’era alternativa. Ci regaliamo una sontuosa colazione al bar a La Giustiniana e poi ci infiliamo nel Parco dell’Insugherata, una riserva naturalistica proprio alle porte della città. Siamo contenti di attraversare un polmone verde invece di una periferia trafficata, ma l’Insugherata purtroppo è una zona lasciata a se stessa. Facile immaginare le conseguenze. Ci sono corsi d’acqua fangosi, con ponti improvvisati e malfermi. I rovi hanno invaso il sentiero. Nella campagna intorno circolano liberi i cinghiali. Non ci avevamo creduto finché non ne abbiamo visti tre, proprio davanti a noi. Non so se col cinghiale sia meglio comportarsi come con l’orso, ovvero allontanarsi lentamente e in silenzio. Se è così, siamo stati davvero fortunati, perché abbiamo invece ceduto all’istinto di urlare e battere la mani, sperando di spaventarli. Ai cinghiali, per fortuna, le nostre voci non sono piaciute, perché nel giro di pochi minuti se ne sono lentamente andati. Chi non se ne va, invece, sono i moscerini. Mentre seguivamo il sentiero vicino al ruscello ci hanno letteralmente mangiato, lasciando a tutti noi segni di morsi decisamente più grossi di quelli delle zanzare. Passeremo la giornata a grattarci. Usciamo dalla zona con un certo sollievo e affrontiamo la salita verso Monte Mario; è ripidissima. Ma dopo tanta fatica arriva il regalo. Al parco di Monte Mario (per fortuna più curato dell’Insugherata, destinata a rimanere nei nostri incubi) ci sono ben due punti panoramici. Il primo non ce l’aspettiamo. Quando vediamo in lontananza la cupola di San Pietro iniziamo ad urlare e abbracciarci. Lo facevano anche i pellegrini del Medioevo: non per nulla, e a ragione, il colle è soprannominato “Monte della Gioia”. Scendiamo verso San Pietro, ma l’emozione più forte l’abbiamo già vissuta. Non rimane che scattare qualche foto dell’arrivo. Al Testimonium, invece, penseremo domani. Siamo troppo stanchi per metterci in fila in un ufficio. Preferiamo sistemarci, farci una bella doccia, lavare i vestiti sporchi di strada, come facciamo ogni giorno. Che strano, però, non puntare la sveglia per domattina.

4 commenti:

  1. Sarà difficile riprendere la vita da laici ora che avete assaporato odore di Santità Leonessa sempre attiva

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  2. Vi tocca veramente un buon riposo e tanta,tanta gioia nel cuore .Siete riusciti in una grandissima impresa.SIETE MITICI.Mam

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  3. Roma Caput Mundi ... finalmente ai vostri piedi.
    Brava famiglia in cammino.
    Anche questa esperienza entrerà nel vostro prezioso scrigno, delle cose che rimarranno per sempre.
    Oriano

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