giovedì 6 agosto 2020

l'ultima delle sette

TAPPA 40 - Da Ponte a Rigo ad Acquapendente 14 km Il terzo dei nostri mesi: era giugno, quando ci siamo messi in cammino. Finiva la terribile scuola del lockdown. La fuga era necessaria. Ed era necessario dare una risposta, un senso al motto «Distanti ma uniti». Era giugno, e in Val d’Aosta abbiamo trovato la neve, quando ci siamo messi a camminare con il nostro progetto «Italia ti amo». Poi abbiamo camminato per tutto luglio. Ora siamo in agosto. Il mese del mare e delle ferie. Chissà come ci apparirà la Città Eterna. Per ora non abbiamo nessuna fretta di raggiungerla, perché a Roma finirà la strada. La settima delle regioni che attraversiamo. Questa mattina, molto a malincuore, siamo usciti dalla Toscana. L’ultimo saluto è stato spettacolare: i paesaggi infiniti della discesa dall’altissima rocca di Radicofani, raggiunta con così grande fatica. L’accoglienza incredibile di Alberto, Simona e i loro figli a Ponte a Rigo. Una cena che non dimenticheremo. Mi sono fatta dare anche la ricetta della carne al sale, consapevole che non riuscirò a riprodurla mai. Le chiacchiere e le risate, invece, speriamo di poterle restituire a casa nostra, quando saranno loro a venirci a trovare. Ci ha messo un po’ di tristezza, oggi, il cartello che annunciava l’entrata in Lazio. Anche perché la tappa è probabilmente la più brutta dell’intera Francigena. Passeggino o no, non c’è alternativa: bisogna percorrere a piedi circa 8 chilometri di Cassia, una strada ad alto scorrimento e senza banchina. Il rumore dei veicoli che ci sorpassavano strombazzando mi ricordava quello delle moto velocissime verso il passo della Cisa. Qui la velocità era minore, ma al nostro fianco sfilavano i camion. Ad un certo punto ci siamo perfino imbattuti in un cantiere. Gli operai asfaltavano. Siamo passati a zig zag fra i mezzi da lavoro e l’asfalto bollente, preoccupati che si attaccasse alle nostre scarpe. Abbiamo passato la frazione di Centeno, dove si fermò Galileo Galilei: stava andando anche lui a Roma venendo dalla Toscana. In Toscana, però, c’era un’epidemia di peste: Galileo rimase a Centeno in quarantena, come si fa oggi ai tempi della pandemia, prima di poter riprendere il suo viaggio verso Roma. A noi basta una breve sosta al bar, dove prendo un caffè doppio. Poi un’altra sosta al bar, poco prima di uscire dal tratto di Cassia, a smaltire un po’ lo stress della camminata su asfalto. Ci riconosce, la proprietaria. Ci regala acqua e caffè, un paio di orecchini in legno per la Media. In tanti hanno letto la nostra storia sui social, o l’hanno sentita da altri pellegrini. Ci capita spesso, sulla strada, di essere riconosciuti. Prima di Acquapendente, l’ultima fermata è per raccogliere un pugno di more. Ne abbiamo trovate tantissime, sulla strada, ma non ce ne stanchiamo. Macchiano terribilmente i vestiti, ma non ci importa. Ci accoglie Acquapendente, la città dei «pugnaloni»; sono grandi tavole in legno decorate con foglie e fiori che vengono esposte una volta l’anno (e poi conservate in Duomo) per ricordare il miracolo di un ciliegio secco che fiorì per intercessione della Madonna. La prima cittadina di una nuova regione - l’ultima - della Francigena. Siamo in Lazio.

3 commenti:

  1. Tutto un finire e ricominciare

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  2. Il vostro cammino sta per terminare. Raggiungerete Roma e da lì inizierà un altro percorso di riflessione sull'esperienza e sulle emozioni che il viaggio vi ha lasciato perché ogni bel progetto deve sempre avere delle solide basi e deve essere punto di partenza per crescite personali .Leonessa sempre attiva

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  3. Certo,il viaggio verso Roma sta per concludersi ma il viaggio della vita continua,altri incontri,altri amici,altre esperienze vi attendono.Il bello della vita e'che tutto ha un inizio e una fine.Si chiude un capitolo e se ne apre un altro,la vita stessa e' come un libro .Mam

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