domenica 2 agosto 2020

oasi nel deserto

TAPPA 36 - DA Siena a Buonconvento 30 km 
Marrakech Express è uno dei miei film preferiti. Qualcuno ricorderà l’amico Rudy, che si vede solo alla fine, stabilitosi in un’oasi del deserto marocchino con il sogno di farci crescere le arance. Oggi è stato un po’ così: ci ha salvato un’oasi. La campagna senese è ancora una fornace. Trentotto gradi la temperatura massima, oltre venti la minima. Già sulle prime salite dopo Siena eravamo completamente sudati. Dal punto di vista paesaggistico la tappa di oggi era una delle più belle del percorso: un lungo su e giù su colline di tutte le sfumature di giallo e di verde. Al Piccolo e alla Media veniva voglia di mettersi a correre sui pendii: più di una volta l’hanno fatto. Passati i dieci anni, però, al sole non si corre più (infatti la Grande si è cordialmente distaccata dai fratelli), e quindi spesso siamo rimasti indietro a boccheggiare per il caldo, regolarmente al sole. Pochissimi i punti di sosta all’ombra o le fontane. A Quinciano, però, una minuscola frazione su un poggio, c’era un’area di riposo con panchine e fontanella. Un’oasi nel deserto. Non ci è parso vero. In barba a qualsiasi orario pellegrino (tutti, ma proprio tutti, ci sono sfilati davanti), siamo rimasti fermi nelle due ore più calde. Il Piccolo si è armato di un rametto con il quale cercava di segare gli alberi. Non si è fermato un minuto. Infatti, quando abbiamo ripreso la marcia, si è immediatamente addormentato all’ombra del suo passeggino. La Grande ed io ci siamo messe a leggere. Il Papà e la Media si sono stesi e hanno dormito. Senza troppo successo ho tentato qualche telefonata per prenotare i nostri letti nei prossimi giorni, ma volevo soprattutto che il Papà prendesse fiato, evitando di andare in crisi come recentemente è successo. In marcia ci siamo rimessi con comodo, a metà pomeriggio, sotto un sole già più sopportabile. L’uomo di casa ha continuato a bagnarsi la maglietta e il berretto: è l'unico rimedio efficace, a suo dire, contro la sofferenza da caldo. Il luogo di arrivo di questa tappa sarebbe Ponte d’Arbia. L’accoglienza pellegrina mi comunica, però, che oggi quasi tutta la struttura è occupata da un gruppo, non ho capito di che genere. Provo a sentire un paio di affittacamere: non hanno posto, o chiedono cifre incredibili. Lasciamo con sdegno Ponte d’Arbia, diretti a Buonconvento. Il borgo si fregia del titolo «fra i più belli d’Italia» e non sbaglia. Ci arriviamo la sera. La tappa è stata lunga, durissima, caldissima. Incrociamo altri pellegrini. Anche loro, con la stessa ansia, controllano le previsioni per i prossimi giorni. Sembra che i valori siano destinati a scendere: ci auguriamo che sia davvero così. Siamo sudati, stremati e con una gran voglia di far crescere arance in mezzo al deserto. 

3 commenti:

  1. Il caldo distrugge é vero. Anche oggi però è passato. A domani. Buon cammino.

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  2. Il sole che dà la vita,a volte... può anche abbattere.CORAGGIO.Sempre più AVANTI!Mam.

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  3. Il sole che dà la vita,a volte... può anche abbattere.CORAGGIO.Sempre più AVANTI!Mam.

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