domenica 28 agosto 2016

il tuo primo volo

Vorrei scrivere due righe per te, amore mio Piccolo, ma non so da dove iniziare.
Potrei iniziare dicendo che è stato il tuo primo viaggio, e te la sei cavata alla grande; hai preso il latte dove capitava (sulle panchine al parco, al bar, in macchina); hai dormito quasi ogni sera in un albergo diverso, rannicchiato nel lettino da viaggio, insieme al tuo coniglietto azzurro che è già così importante. Hai dormito sempre, mangiato sempre, fatto sempre la cacca; in fin dei conti è tutto quello che ci si aspetta da un neonato.
Potrei iniziare dicendo che sei una “buona pasta”, come dice il Papà: sorridi di continuo, e hai imparato a ridere. Ridi quando le tue sorelle si tuffano in piscina, ridi quando ti si avvicinano a grandi salti. Spesso ti soffocano di baci esagerati, ti rubano il ciuccio, ti abbracciano in stile pitone. Ma tu le guardi sempre estasiato, e ridi. 
A volte ti osservo, come di nascosto, e mi incanti: per come muovi le mani davanti al viso, studiandole. Per come hai iniziato ad afferrare e a mettere in bocca tutto quello che ti capita a tiro: la fettuccia che tiene fermo il ciuccio, il lenzuolo, i miei capelli. Lo hanno già fatto le tue sorelle prima di te, ma tu sei tu e lo fai a modo tuo. Io ho la sensazione che ogni figlio mi regali un altro giro di giostra, e rivivo l’emozione di scoprirmi le mani. La magia di aprire e chiudere le dita. 
Ami metterti in bocca i piedini: del resto, così rosei e paffutelli, sembrano dei Buondì; cercherò di ricordarmene fra qualche anno, quando porterai il 45 e sarai più alto di me. Li guardo, i tuoi piedini, e non me ne voglio dimenticare.
Hai affrontato il freddo di Belgrado: e nella carrozzina, chiuso perché il vento non entrasse, ti toglievi il berretto con espressione di trionfo. Sei stato legato al tuo seggiolino per lunghe ore, in macchina; a volte piangevi di stanchezza. Ma poi la Grande attaccava a cantarti “mi sono iscritto a danza, l’ho fatto per la panza” e ti calmavi. Magari gorgheggiavi pure, neanche volessi seguire il ritmo: “Il volo dell’allodola, le mani contro il muro”. Sei stato trasportato, avvolto nel marsupio, alla ricerca di monasteri ortodossi nelle montagne, sotto un sole implacabile. E guardavi avanti, curioso, senza piangere. 
Hai affrontato il tuo primo viaggio e non hai fatto una piega: anzi, sei stato pure contento; allora potrei iniziare semplicemente dicendoti GRAZIE, Piccolo mio. Perché sei un po’ giramondo, come le tue sorelle, come noi. Perché sei arrivato nella Famiglia in Cammino. E sorridendo, piangendo e ridendo, come fosse naturale, hai iniziato a vagabondare con noi. 

3 commenti:

  1. Anche questa volta sei riuscita a farmi piangere, grazie per tutte le emozioni e arrivederci alla prossima avventura della vostra splendida famiglia in cammino.
    Sila

    RispondiElimina
  2. Ogni volta è una nuova avventura anche per noi che vi seguiamo da casa.
    Aspetto con impazienza la prossima estate per poter leggere di un vostro, e anche un po' nostro, viaggio.
    Un abbraccio a tutta la famiglia in cammino!

    RispondiElimina
  3. come sempre coinvolgente,emozionante,commovente.Grazie

    RispondiElimina