giovedì 19 luglio 2018

al timone

Tbilisi
Abbiamo disseminato la città di palloncini. Il migliore era quello della Media: una specie di inno al kitsch gonfiabile, con lungo stelo e luci a led. Lo avevamo visto in mano ad una venditrice ambulante sulla sponda del fiume Kura, salendo verso il Ponte della Pace, una gigantesca struttura moderna, tutta in ferro, a forma di onda e illuminata la sera. Le luci del pallone sembravano proprio quelle del ponte: non abbiamo saputo resistere all’acquisto, nonostante la follia del prezzo. Purtroppo questa meraviglia ad aria è ignominiosamente scoppiata nel contatto con un filo di ferro sporgente, provocando pianti disperati. 
Gli altri palloncini, più convenzionali, erano invece il frutto del breve incontro con una compagnia di clown di strada: quello sui trampoli occupa ancora i discorsi di tutta la famiglia, ma intanto i palloncini non ci sono più; scoppiati o dispersi (giuro però che ho recuperato i pezzi per strada, quando ho potuto), non sono nemmeno arrivati fino all’appartamento che abbiamo affittato, ed ora vagano decorando chissà quali angoli di Georgia. Non che si tratti necessariamente di un male, visto il disordine in cui già versa l’alloggio. 
Della città non abbiamo ancora un’idea chiara, se non un’evidente sensazione di fatica: Tbilisi è tutta un sali e scendi, e per di più oggi faceva molto caldo. Ancora sconcertata dal viaggio, messa alla prova dal caldo (oggi massima 39 gradi), la Famiglia in Cammino ha boccheggiato quasi tutto il giorno, con la sola eccezione della Mamma, che resiste bene alle alte temperature e si è quindi dedicata, con insana gioia, alla caccia fotografica, iniziando a sfogare più o meno un anno di creatività repressa. Mi è ripresa, tra l’altro, la mania di immortalare i turisti che scattano selfie. Temo che un giorno questo mi costerà un ceffone (ci sarà pure qualcuno che non gradisce) ma per ora giro indisturbata in cerca di sorrisoni dei giapponesi, che a quanto pare hanno eletto pure la Georgia a loro meta (ci sono però anche tantissimi russi). Unico momento di refrigerio è stato il giro in barca sul Kura al tramonto: niente di epico, una minuscola chiatta senza pretese, ma il Piccolo ha vissuto momenti di vera felicità quando ha potuto mettersi al timone, per di più indossando il berretto del barcaiolo; un onore, quest’ultimo, che gli avrei volentieri risparmiato, ma credo di aver capito che si trattasse di un pacchetto completo…

2 commenti:

  1. caldo caldo caldo :mammamia. pap

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  2. Ciao Silvia ...la mamma mi legge le vostre avventure e mi sembra di viaggiare con voi.

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