martedì 31 luglio 2018

bagni di fango

Kutaisi
Di nuovo nella civiltà e di nuovo in una città caldissima. Per la verità avevamo pensato di arrivare molto più a sud; invece, stremati e paurosamente in ritardo sulla tabella di marcia, ci siamo fermati.  Questa mattina saluti commossi a Seraphim e lunghi discorsi con un autista georgiano conosciuto in pensione. Ci consigliava di non proseguire con la strada sterrata oltre Ushguli ma di tornare indietro da dove eravamo venuti. Fondo stradale pessimo - diceva - impiegherete cinque ore per meno di 40 chilometri: non vale la pena. Ma dopo il divertimento dell'altro ieri - e poiché rifare la stessa strada a ritroso non ci piace mai - decidiamo di affrontare il rischio. La salita verso il passo (circa 6 chilometri) è relativamente agevole, ma poi le cose si complicano. Giustamente questa strada è considerata la peggiore della Georgia. Ci sono enormi sassi, buche, fiumi di fango. Il vantaggio è che non è a strapiombo, e quindi non c'è la paura di finire nel burrone. Ci sono però molte altre paure: la maggiore è quella di danneggiare la macchina e di non poter proseguire. Si tratta di una zona isolata, dove i telefoni non hanno campo. Non c'è traffico, non ci sono paesi (dopo una quindicina di chilometri incontriamo un gruppo di case abbandonate, dopo altri cinque il primo vero villaggio) e quindi nessuno ci troverebbe. Ma tant'è, ormai siamo in ballo. I bambini premono per sperimentare questo nuovo percorso, che corre quasi tutto nel bosco, e noi adulti in fin dei conti non chiediamo di meglio. Alla fine impieghiamo poco più di quattro ore per 39 chilometri; all'ennesimo guado incontriamo un gruppo di mucche - il che ci fa capire che il paese abitato non può essere troppo lontano - e salutiamo l'asfalto come una meraviglia. Pranzo a bordo strada (dalla colazione in guesthouse rimangono sempre parecchi avanzi, e noi abbiamo preso l'abitudine di farceli impacchettare per risolvere il pranzo) e via verso sud. Il problema è che la strada corre per lunghi tratti vicino ad un fiume. All'ennesimo passaggio su anse tranquille, dove gruppi di ragazzi fanno il bagno, non resistiamo. Sappiamo bene che una sosta non prevista ci costringerà a rivedere i programmi, ma i bambini sono appiccicosi di caldo e il richiamo dell'acqua è troppo forte. In un attimo decidiamo che ci fermeremo più a nord del previsto. Nell'attimo successivo la scelta cade su Kutaisi, per mangiare di nuovo il miglior kachapuri del viaggio. Nel frattempo la Grande e la Media si tuffano dalle rocce e giocano a spalmarsi le gambe di fango. Il Piccolo decide di non limitarsi alle gambe e si spalma con gioia tutto il corpo, capelli compresi. Alla fine sembra una scultura di fango, se non fosse per il fatto che ride a gola spiegata. Guardando i suoi ricci impiastricciati mi domando se torneranno mai normali. Ma poi lui urla: È bellissimoooo! e a me non importa più. In fin dei conti lo shampoo l'hanno inventato apposta.

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