mercoledì 25 luglio 2018

cosa significa casa

Kutaisi
Cambiare giaciglio non lo spaventa: oggi, per la prima volta, il Piccolo dorme in un letto vero, e non nel lettino a forma di tenda che portiamo con noi durante i viaggi. Non trovando altro e avendo numerosi minori da sistemare, a Kutaisi affittiamo la camerata di un ostello. Ci sono otto letti uno in fila all’altro, ci è sembrato stupido montare il nono. Temevamo che l’interessato presentasse chissà quali rimostranze, ma invece si è limitato a chiedere: Mi canti la ninna nanna, vero? come peraltro fa sempre, ogni volta che ci spostiamo. Per lui, la ninna nanna che gli canto la sera (stonando sempre sugli stessi passaggi, immagino) è sinonimo di casa, e non importa quale sia il supporto del materasso. Speriamo, tra l’altro, che dormire senza sponde gli dia una maggior sensazione di fresco, almeno facendogli sentire meglio gli effetti del ventilatore. La camerata non ha aria condizionata e oggi a Kutaisi si sono superati i 40 gradi. Ora, passate le 23, ce ne sono comunque più di trenta. Si prospetta una notte di affanni (e di sudore). 
Ma non è solo la ninna nana a fare “casa”. Data la sua passione per piatti e pentole, ogni volta che arriviamo in un nuovo alloggio il Piccolo chiede immediatamente - e con una certa agitazione - dove sia la cucina. La prima cosa che deve fare è localizzare il mobile con le pentole. Le dispone in ordine e con soddisfazione, fingendo di preparare chissà quali manicaretti. Oggi, a bordo strada, da una vecchia vestita di nero e con baffi evidenti, gli abbiamo comprato un cucchiaio di legno. Finalmente si sente libero di esprimersi. In ogni nuova sistemazione, inoltre, il Piccolo riesce ad armarsi di panno (che nella sua lingua si chiama “pezzetta”) e a strofinare energicamente qualsiasi superficie: pulire è un’attività a cui si dedica con impegno paragonabile solo a quello delle pentole. Un maschio da sposare, si direbbe, se io non fossi assolutamente impreparata a questo pensiero.
Per la Media, il concetto di casa corrisponde più che altro al cibo: è lei la prima a sentire la mancanza di pasta e pizza. Questa sera, in un ristorante molto affollato e con un sevizio per lo meno fantasioso (in Georgia non bisogna avere certezze né di cosa arriverà sul tavolo né del tempo che impiegherà), la Media ha disdegnato il kachapuri in favore di un triste riso in bianco, senza nemmeno un po’ d’olio. In assenza di pasta, questo era quanto di più simile al sapore di casa. Vederla trangugiare un riso scotto come fosse una prelibatezza era quasi commovente; a questa scelta, e con la stessa soddisfazione, si sono peraltro uniti i fratelli. La cosa ha dei risvolti positivi, se si considera che riso in bianco e pane semplice non costano letteralmente nulla. Al panificio, per esempio, il prezzo è più o meno l’equivalente di 50 centesimi di euro al chilo. E di pane la famiglia ne sgranocchia abbastanza. 
Da quando ha scoperto la lettura, per la Grande “casa” è un libro da leggere. Arrivando in alloggio, la prima mossa che fa è tirar fuori dal bagaglio il suo libro, anche quando non potrà immediatamente leggerlo, perché magari stiamo uscendo. Essendo il kindle (come qualsiasi aggeggio elettronico) ancora appannaggio dei maggiorenni della famiglia, si tratta di un libro cartaceo. Peccato solo che questa volta la scelta sia caduta su Oliver Twist di Dickens, in edizione integrale. Non si tratta esattamente di un librettino tascabile e leggero…
Ninna nanna mamma insalata non ce n’è
Sette le scodelle sulla tavola del re…

1 commento: