venerdì 19 luglio 2019

attraversando (a tutto volume)

Azraq
Attraversare il deserto, una piatta distesa di terra e rocce (qui siamo vicini ai confini con l’Iraq e l’Arabia Saudita) è stato niente in confronto alla vera avventura di oggi: raggiungere l’ufficio del noleggio dell’auto, dalla parte opposta di Amman rispetto al nostro alloggio. Dopo che i primi due tassisti hanno rifiutato di portarci, perché nessuno ha idea di dove si trovi (o forse tutti hanno paura delle dimensioni dei bagagli), il terzo accetta la nostra folle proposta: trasportarci senza saper bene dove, mentre io siedo al suo fianco (posto normalmente riservato ai maschi) e traduco le indicazioni del nostro navigatore gps in arabo. Ovviamente il pilota di questa mattina non conosce altre lingue. Detta così sembra facile, ma bisogna considerare che:
- Amman ha circa quattro milioni di abitanti: cercare un ufficio senza saper bene dove si trovi equivale ad entrare nel famoso pagliaio e pretendere di trovare l’ago
il nostro navigatore non è aggiornato e non riconosce l’indirizzo esatto; speriamo almeno che ci porti non troppo lontan
- il mio arabo è parecchio arrugginito, e ho francamente paura che non mi vengano le parole giuste
Mentre io e il Papà già immaginiamo un futuro a vagare in eterno per le strade di Amman, i bambini ovviamente prendono la cosa con spirito e attaccano a ripetere ad alta voce qualcuna delle parole che dico, spesso a modo loro, sempre a volume notevole. Il tassista, nel frattempo, non ritiene necessario abbassare la musica araba che pompa a tutto volume, e in breve siamo una specie di auto di matti, con musica e gente che dice cose a caso nella speranza di arrivare da qualche parte. In tutto questo non solo dobbiamo trovare l’autonoleggio, ma anche arrivare puntuali all’appuntamento: oggi è venerdì, giorno festivo per i musulmani, quindi l’ufficio non è aperto, ma ci aspetta solo all’orario concordato. Poi tutti saranno alla moschea e nessuno potrà darci le chiavi dell’auto. 
Io stessa non avrei scommesso sulla riuscita dell’impresa. Eppure arriviamo, sgangherati come al solito e in preda alle risate. Carichiamo il bagaglio nell’auto a noleggio, visitiamo il museo dei bambini (enorme e pieno di installazioni divertenti, tra cui una simulazione di pilotaggio di aereo: Il Piccolo si cala perfettamente nel suo recente sogno di diventare comandante, e può indossare anche l’uniforme), in seguito ci dirigiamo verso est; lungo la strada visitiamo due affascinanti castelli nel deserto: il primo è Qasr Kharana, un enorme edificio omayyade di cui non si conosce l’esatta destinazione; era probabilmente un palazzo di rappresentanza che i sovrani usavano per incontrare i dignitari beduini; la Grande, la Media e il Piccolo si divergono a passare di stanza in stanza: è come un labirinto con mille camere, corridoi e grosse mura. Il secondo è Quasyr Amra, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità; è un antico hammam che oggi è rimasto completamente isolato, ma che all’epoca della costruzione (sempre ottavo secolo) faceva parte di un complesso molto più vasto, con caravanserraglio e pozzo. La straordinaria particolarità è che l’interno di questo hammam è completamente affrescato con opere molto realistiche: si vedono addirittura alcune donne nude che si lavano, il che in un Paese musulmano è più unico che raro. C’è un planetario, scene di caccia, perfino il Negus. Arriviamo, ormai nel tardo pomeriggio e con temperature pazzesche, ad Azraq, luogo di confine e da sempre crocevia di chissà che traffici. L’edificio in cui dormiamo stanotte, riadattato dal governo (il sito è di interesse naturalistico per la conservazione della biodiversità), era in origine un ospedale militare inglese degli anni ’40. Siamo in un caseggiato in mezzo al deserto. 

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