sabato 27 luglio 2019

tenda sul burrone

Dana
Il gelsomino, che pure mi ricorda l’infanzia, non è stato sufficiente a trattenerci. A parte l’antipatia del gestore, l’alloggio era un vero disastro. Bagno sporco, doccia con acqua solo bollente (quindi niente doccia), e il peggiore attacco di zanzare che l’uomo ricordi; a parte il Piccolo, che ha una bella zanzariera sul suo lettino da viaggio, nessuno di noi è riuscito a chiudere occhio. Ne ha sofferto in particolare la Media, che per motivi misteriosi attira gli insetti e oggi ha qualcosa come trenta punture disseminate su tutto il corpo. Le va riconosciuto che non ne sta facendo affatto un dramma, ma in tutto questo noi abbiamo preferito andarcene. Abbiamo dunque levato le tende per finire in una tenda vera: il nostro alloggio di oggi si trova vicino ad un campo beduino e ne imita le forme: dormiamo quindi in due tende scure affiancate, aggettanti sul burrone. Il Papà è felicissimo: il panorama è sulle rocce scavate da millenni di erosione. Felici sono anche i bambini, perché dormire nella tenda beduina è un’esperienza che ancora ci mancava; e poco importa se per andare in bagno bisogna camminare per 50 metri negli sterpi. Quanto a me, indosso un sorriso di plastica e affronto due grandi paure; la prima: l’altopiano è spazzato dal vento, che adesso sta soffiando forte. Le tende sono piene di buchi. Si prospetta una notte di spifferi; seconda (e peggiore) paura: quest’ambiente mi sembra l’ideale per le cimici; mi si stanno quindi risvegliando i peggiori terrori pellegrini del Cammino di Santiago.
Ho ancora un paio d’ore per ostentare la mia serenità da viaggiatrice intrepida e nel frattempo ripenso alla giornata: oggi siamo andati a camminare nella riserva di Dana. Negli ultimi anni, in Giordania, sono state create alcune riserve naturali che hanno lo scopo di preservare la biodiversità; in alcuni di questi parchi vengono reintrodotte specie animali minacciate, come l’orice (che abbiamo visto a Shaumari); in tutti viene incentivato il lavoro degli abitanti, soprattutto le donne, che producono manufatti artigianali. Qui a Dana ci sono la lavorazione dell’argento e l’essiccazione delle spezie. 
L’ambiente naturale, invece, è caratterizzato da una forte erosione, che rende particolarmente suggestivo il paesaggio arido. La riserva ha un campo base, a cui si arriva solo con navette (si tratta in effetti del cassone di un camion, che i bambini appezzano moltissimo) e dai cui partono diversi sentieri. Ne scegliamo uno per il mattino e uno per il pomeriggio. Ammiriamo i paesaggi lunari ed esploriamo le grotte delle montagne intorno. Avvistiamo l'agama del Sinai, una spettacolare lucertola blu. Il Piccolo raccoglie bastoni di tutte le dimensioni, con i quali gioca alla guerra, e riesce a camminare per circa due ore senza storie. Questo costituisce un’interessante novità, perché fin ad oggi a casa abbiamo usato il passeggino da trekking, che forse ora potremo mandare in pensione. Fra un percorso e l’altro, facciamo sosta al campo base per spuntino e pisolino sotto la tenda beduina. Il Piccolo ormai ha imparato ad addormentarsi ovunque. Mentre la Grande e la Media finiscono il pranzo a base di pane con olio e spezie, lui si stende su un materasso. Chiede baci e carezze, poi dorme. 

2 commenti:

  1. La tenda come ad Agrigento! pap

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  2. A parte tutto,dormire in una vera tenda beduina dev'essere stata un'esperienza Unica.Coraggio,cerchiamo di sopire le paure.Mam

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