lunedì 22 luglio 2019

dov'è la casa, cos'è la casa

North Shuma
La signora Iman è bellissima. È l’anima della casa, quattro volte madre, cura perfino un enorme giardino di fichi, limoni e melograni. Ha steccato la zampa alla gattina di casa, che se l’è rotta. Ha un lavoro a scuola. Eppure sembra fare tutto con grazia e con calma. Il che suscita un po’ l’invidia della Mamma in cammino: in Italia io mi vedo sempre di corsa, indaffarata, imperfetta e nervosa. Oltre al fatto che non so nemmeno friggere un uovo, mente lei cucina divinamente, il che già basterebbe a farmi sentire in soggezione. Si prende il tempo per sedere a colazione con noi e per spiegarci quello che ha preparato; ci insegna come mangiare, si mette d’impegno per imboccare il Piccolo (che ancora sente la mancanza della pasta e quindi fa un po’ fatica col cibo - la Grande e la Media, per fortuna, si sono sbloccate). Falafel da prendere col pane e intingere nell’hummus. Polpette di yogurt sott’olio. Pane appena sfornato da bagnare nell’olio e poi passare negli aromi, ovviamente tutti raccolti ed essiccati da lei. Evidentemente Iman è madre d’istinto, perché anche a noi continua a preparare e a passare bocconi; ci guarda con una certa comprensione e immagino abbia deciso che siamo tutti troppo magri. 
- Nel mio lavoro a scuola - dice - cerco di risolvere i conflitti dei bambini…
Io e il Papà ci guardiamo. Parte lui: - Ah, perfetto - ribatte un po' scherzando e un po' no - i nostri figli sono in conflitto continuo. Hai qualche suggerimento?
Lei ride di gusto: - Tutti i bambini litigano… 
Si aggiusta il velo azzurro. Ci salutiamo con una foto davanti a casa ed è di nuovo ora di partire. La Media e il Piccolo fanno a botte sul sedile posteriore. Percorriamo per un tratto la strada della valle del Giordano, proprio sul confine con Israele. Un po’ di tensione si avverte: passiamo da un posto di blocco dove i militari ci controllano i passaporti; sentiamo ripetuti colpi di fucile e prendiamo anche un po’ paura prima di renderci conto che c’è un poligono di tiro proprio accanto alla strada. È una questione complicata, quella di Israele. Proviamo a spiegarla alle bambine, ma ho l’impressione che appaia loro come molto lontana. Ripensano, invece, ai campi profughi vicino ai quali siamo passati l’altro giorno. Compriamo l’uva ad un banchetto lungo la strada. Ci fermiamo a mangiarla vicino ad un frantoio antico, il più antico della Giordania. Nel frattempo immaginiamo come possa essere dover correre improvvisamente lontano dalla propria vita. E abbandonare gli amici, la scuola, lasciare tutto in casa, e poi lasciare la casa. I campi che abbiamo visto ci sembravano in ordine (chi può dirlo da lontano?) ma si tratta comunque di vivere sotto una tenda. Prospettive zero. Il sogno dell’Europa, forse. 
Questa sera la nostra casa è una stanza con vista sulla valle e sul bacino artificiale subito sotto. Il proprietario, con cui la Grande gioca a ping pong, è un ex ufficiale dell’esercito giordano. Non era la mia vocazione - racconta - ho una laurea in interior design, ma mio padre ha insistito tanto… a 40 anni ero già colonnello, ma dopo poco mi sono congedato. Ho passato la vita ad allenarmi per una guerra che per fortuna non è mai scoppiata. 
Terminiamo la giornata a Umm Qais, un sito archeologico in cima ad una collina da cui si vedono la Siria, Israele, le alture del Golan, il lago di Tiberiade. Ceniamo con vista sulle rovine romane. Al ritorno non riusciamo a fare a meno di fermarci in uno sgangherato luna park di paese. Sembrano giostre di cinquant’anni fa, ma i bambini si divertono un mondo. Saltano sul tappeto elastico, dondolano tenendo le braccia alzate sulla nave. Uno dei gestori ci regala qualche biglietto: Benvenuti in Giordania dice. 

2 commenti:

  1. Anche oggi bellissime esperienze. pap

    RispondiElimina
  2. I bambini sono uguali in tutto il mondo:è una cosa fantastica.Se noi adulti ci fermassimo solo un momento a pensare!Mam.

    RispondiElimina