giovedì 16 luglio 2015

e se si buca

Anuradhapura
Nel corso della sua unica lezione di guida tuk tuk, il Papà aveva posto la domanda al ragazzo del noleggio: - E se si buca una gomma? Della risposta avevamo riso per giorni: - Chiedi aiuto. 
Oggi abbiamo trovato il tutto un po’ meno divertente: fedeli alla tradizione dei nostri mezzi di trasporto economici e inaffidabili, abbiamo avuto la prima foratura. Il tuk tuk è diventato quasi ingovernabile, sbandava a sinistra e solo con un po’ di fortuna siamo riusciti ad arrivare in albergo. Qui ci hanno assicurato che domani mattina qualcuno ci darà una mano. Chi sia questo qualcuno al momento non l’abbiamo capito; però abbiamo colto il contrattempo, capitato in serata, come una buona scusa per non uscire a cena: la giornata è stata impegnativa, molto più comodo stare in hotel. Anuradhapura, dove ci fermiamo per due notti, ha un complesso archeologico di impressionante vastità: la città è stata capitale dello Sri Lanka fino al X secolo, quando è stata distrutta dagli invasori indiani e sostanzialmente dimenticata. Oggi rimangono una serie di monumenti: un grande monastero, antiche statue di Buddha e giganteschi dagoba, alti decine di metri, bianchi o in mattoni rossi. Il dagoba è un monumento a forma di cupola che può servire a conservare reliquie di Buddha o a rappresentarne il corpo. Abbiamo dedicato alla visita una giornata intera; purtroppo, poiché non c’erano punti di ristoro veri e propri, abbiamo saltato il pranzo (adesso, che è ora di cena, abbiamo tutti una fame terribile. Ma tanto rimaniamo in albergo, e quindi mangeremo rapidamente). 
Trattandosi di luoghi tuttora sacri, alle rovine di Anuradhapura si deve rimanere per molto tempo a piedi nudi, camminando su sabbia e rocce, per la gioia della Grande e la Piccola. Altra scoperta che le ha rese immensamente felici sono state le scimmie: oggi ne hanno viste a centinaia, perché le scimmie - lo abbiamo appena scoperto - sono ghiotte dei pollini dei fiori. L’offerta votiva più comune sono appunto i fiori freschi, che vengono depositati ai piedi delle statue e degli altari, e a volte immediatamente rubati dalle manine scaltre delle scimmie. Altro incontro ravvicinato con gli animali è stato nel pomeriggio, quando abbiamo incontrato un incantatore di serpenti. Le bambine, insieme ad una scolaresca locale, hanno guardato le evoluzioni del cobra (e io, nel frattempo agitata, cercavo di tenerle il più lontano possibile) e hanno potuto giocare con la scimmietta ammaestrata. A me il povero animaletto vestito di rosso faceva una certa pena, ma qui sembra che addestrare le scimmie a spettacoli di strada sia piuttosto comune, e anche i cingalesi si fermano e apprezzano. La scimmia si è stretta al collo della Piccola e non voleva più mollare i capelli della Grande. In serata la Piccola ha chiesto di portare a casa un cucciolo di scimmia come souvenir, ma al momento abbiamo preso tempo. 
Tra i monumenti più affascinanti che abbiamo visto c’è stato il Mahavihara, un tempio meta di continuo flusso di pellegrini; ci siamo capitati nel bel mezzo di una processione; le bambine si sono infilate con destrezza nel gruppo di fedeli, avvicinandosi silenziose all’altare per depositare la loro offerta di fiori. Poco distante è custodito un albero antichissimo: è nato da un germoglio della pianta sotto cui Buddha ha avuto l’illuminazione, ed è anche questo un luogo di grande sacralità. Ma qui la Grande e la Piccola si sono distratte osservando i numerosi scoiattoli che correvano fra i rami, per rimanere subito dopo a bocca aperta di fronte alle vesti arancioni e sgargianti di due monaci dalla testa rasata. 
Giornata splendida, con l’unico inconveniente della gomma bucata del tuk tuk. Ma alla gomma penseremo domani. 

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