sabato 18 luglio 2015

se divento un fiore

Trincomalee
Abbiamo cenato nello stesso ristorante di ieri, accanto al nostro albergo, proprio sulla spiaggia. Mangiare (e poi dormire) così vicino al mare ci pare un lusso da non credere, ed ha indubbiamente molti vantaggi. Le bambine possono giocare con la sabbia mentre si aspettano le ordinazioni; poco fa, per esempio, costruivano castelli di sabbia e inseguivano piccoli granchi insieme ad atri ragazzini di nazionalità non pervenuta. Altro vantaggio del ristorante sulla sabbia è il prezzo: cena per quattro, con assaggi di cucina locale in quantità (troppo) abbondanti, per l’equivalente di 14 euro, mancia al cameriere inclusa. L’altra faccia della medaglia è che le bambine si sono riempite di sabbia al mattino quando siamo andati a fare il bagno; si sono riempite di sabbia al pomeriggio quando abbiamo passeggiato sulla spiaggia di Nilaveli, un’altra località marina poco distante. E si sono riempite di sabbia pure a cena, tanto che prima di metterle a letto si è resa necessaria la terza doccia della giornata. 
Trincomalee (dai locali chiamata semplicemente Trinco) ci pare un luogo vivace e con una sua personalità. C’è perfino una zona in cui vive stabilmente un gruppo di cervi; non abbiamo ancora capito cosa ci faccia Bambi con la sua mamma in mezzo ad una rotatoria cittadina, ma le bambine hanno apprezzato molto la sorpresa.
Lo Sri Lanka ci appare come un arcipelago di religioni diverse, che almeno apparentemente convivono senza grossi problemi: oggi, andando in tuk tuk sulla strada per Nilaveli, abbiamo visto una moschea, due chiese, due templi induisti; oltre al cimitero di guerra del Commonwealth, che ci siamo fermati a visitare. Le tombe risalgono alla Seconda Guerra Mondiale e ricordano soldati-ragazzi di nazionalità diverse: indiani, australiani, inglesi, italiani. La Grande ha lasciato cadere dei petali sulla lapide del caporale Giovanni Mazzoleni, che per qualche motivo l’ha colpita molto, prima di lanciarsi nella solita serie di domande a cui io non sono abbastanza adulta per rispondere: - Perché, mamma, ci sono le guerre? Perché tutti questi ragazzi sono andati a fare la guerra? Ci sono ancora guerre, nel mondo? Ce ne saranno? 
Io cercavo di rassicurarla, ma lei continuava imperterrita a sillabare i nomi sulle pietre, a leggere le età: - 25, 22 anni… Guarda, mamma, questo ragazzo aveva solo 18 anni! Ma sono tutti morti? Tutti morti? Fra tutti questi non ce n’è uno ancora vivo? Nemmeno uno? Non si può costruire un cimitero per i vivi, che sia un po’ meno triste di questo?
Siamo corsi via prima del previsto. Alla domanda perché esiste la guerra? non so rispondere. Alla domanda ci sono ancora guerre nel mondo? non mi sento di rispondere.   
Ma oggi era evidentemente giornata di speculazioni filosofiche. La Grande è affascinata dalle numerose edicole con il dio induista Ganesh, che viene rappresentato con sembianze di elefante; ma è ancor più colpita dalla filosofia buddista. Oggi, sorseggiando un succo. La Piccola si distrae a guardare un gruppo di mucche che transita fra i bagnanti della spiaggia. 
La Grande: - Mamma, è bella questa cosa che si rinasce dopo la morte. Però… come si rinasce? 
Io (il Papà nel frattempo si è defilato): - In che senso, amore?
- Voglio dire: io sono nata donna e voglio rimanere una donna. Se nasci maschio… bleah! Se nasci animale, ti danno la caccia. Nasci pietra, e ti lanciano in giro. Nasci fiore, e ti strappano da terra e ti raccolgono… A meno che tu non nasca come fiore di un’aiuola, che quelli non si toccano… Mamma, se rinasco fiore, posso nascere in un’aiuola?

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