martedì 14 luglio 2015

è una fase

Maho
Si potrebbe pensare ai primi giorni di un viaggio come ad un idillio: l’entusiasmo per l’avventura che comincia, l’emozione di ogni scoperta, fiumi di energie positive. Niente di più falso, ma l’errore di valutazione è comune; anzi, lo commettiamo ogni volta noi stessi, e abbiamo sempre grandi aspettative per l’arrivo. Invece ogni volta, come oggi, i primi giorni di viaggio sono una fatica immane. Sballate dal fuso orario, frullate dal lungo volo, infastidite dal caldo umido, le bambine sono due iene insopportabili. La Grande, svegliandosi questa mattina ancora sotto la zanzariera, e coi capelli zuppi di sudore come se avesse fatto la doccia, ha dichiarato pigolando che lei nella vita ha già viaggiato abbastanza e che avrebbe preferito andare al mare. O anche stare a casa, purché si frequentasse la piscina comunale. Nel frattempo si svegliava la Piccola; lei in situazioni di nervosismo ha bisogno di uno sfogo fisico, e di solito lo trova nel pestaggio della sorella, attività che ha portato avanti con zelo dal momento del risveglio e per tutta la giornata. A un certo punto la Grande, oltre a recriminare sul viaggio, ha aggiunto che in effetti lei non aveva mai chiesto nessuna sorellina e che sarebbe rimasta volentieri figlia unica. Oltre a pestare la Grande, la Piccola ha urlato come indemoniata per qualsiasi cosa, si è buttata nella polvere alla minima occasione ed ha opposto un fermo “no” a qualsiasi richiesta: “Piccola, mettiti le scarpe”. “No”. “Piccola, sali sul tuk tuk”. “No”. “ Piccola, scendiamo dal tuk tuk”. “No”. Un anticoncezionale vivente, insomma. Nel senso che oggi, a chiunque la vedesse, passava in un attimo l’eventuale desiderio di avere figli.
Consapevoli che si tratta solo di una fase, o semplicemente speranzosi, oggi abbiamo affrontato i primi 130 chilometri in tuk tuk. Con un’unica lezione da parte del ragazzo del noleggio, il Papà già guida in stile cingalese, con inversioni a U in modalità suicida ed eccitanti slalom fra passanti e decine di cani randagi. Tappa di oggi, il tempio induista di Munnesvaram, dedicato al dio Shiva. Accompagnati da un anziano del posto in cambio di pochi soldi, siamo entrati nel sacrario interno a seguire i riti in onore della divinità, con offerte di cibo (soprattutto frutta, che poi viene distribuita ai poveri della zona), suggestivi canti salmodiati e passaggio di fuoco benedetto nelle mani dei presenti, noi compresi. Non c’erano altri turisti, e quindi abbiamo potuto seguire tutta la preghiera in prima fila. Durante il rito ci hanno anche dipinto la fronte con le dita, cosa che ha particolarmente entusiasmato le bambine. A causa di questo, però, e complice l’umore nero, è stato particolarmente difficile convincere la Piccola alla doccia serale (“Nooooo! Non voglio lavarmi via la pittura! Voglio farla vedere ai miei compagni di scuolaaaaaa!”).
Si adatterà. Noi tutti ci stiamo adattando. 

3 commenti:

  1. Vi adatterete non manca a voi.psp

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  2. La Grande e la Piccola sono,come sempre,FENOMENALI.Mam.

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  3. rieccovi finalmente! vi seguirò ogni giorno e mi farete tanta compagnia....buon viaggio

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