sabato 15 febbraio 2014

bye bye Tassie

Devonport (Tasmania)
Salutiamo la Tasmania. Dormiamo su una spiaggia, nelle vicinanze del porto da cui partiremo domani mattina presto, di nuovo per l'Australia, dove arriveremo la sera. Salutiamo la Tasmania e ci viene un po' di nostalgia. Forse è perché sappiamo che qui non torneremo mai, è troppo lontano dalla nostra "verissima casa". A meno di non trasferirci a Melbourne. Vedremo, ma intanto ce ne andiamo.
In Tasmania abbiamo visto una natura ancora lussureggiante e spettacolare. Siamo stati da soli su spiagge lunghe e bianchissime. Il Papà e la Grande hanno sempre fatto il bagno, sfidando le temperature e le onde: li accomuna la recente passione per il surf. Io e la Piccola, invece, siamo accomunate dalla scarsa resistenza al freddo, e quindi il più delle volte siamo rimaste sulla sabbia.
Abbiamo visto grandi foreste pluviali, verdi e umide, ed enormi cascate. Questa mattina siamo stati a vedere le St. Columba Falls, un precipizio d'acqua di 90 metri che non si ferma mai, nemmeno adesso che è estate. Nei 30 secondi che abbiamo avuto a disposizione, prima che la Piccola iniziasse a correre in giro, rischiando di farsi male e costringendoci alla fuga, siamo rimasti impressionati.
Abbiamo visto moltissimi animali, tanti dei quali vicinissimi e in libertà. Wallaby, echidne, kookaburra. E c'è stata, per la Grande e per me, l'indimenticabile serata dei pinguini.
Abbiamo avuto la sensazione che la Tasmania abbia una propria identità, diversa e complementare rispetto a quella dell'Australia. In Tasmania ci sono, per esempio, ottimi e tipici prodotti gastronomici: ostriche cicciotte e saporite (ma quelle speriamo di trovarle anche in Australia), vino rosso (che costa un'enormità, ma è un piacere) e formaggi prodotti con metodi tradizionali. Questa mattina siamo stati a visitare una fabbrica di formaggio che basa la propria qualità sulla felicità delle mucche, a cui sono garantiti pascoli abbondanti e sistema di mungitura rispettoso. I metodi della lavorazione sono gli stessi da 100 anni, e la bambine sono andate in visibilio con gli assaggi.
In Tasmania abbiamo conosciuto anche la terribile storia di Truganini, che non cessa di colpirci, poi le assurde atrocità del carcere di Port Arthur, dove erano esiliati dei poveracci colpevoli di aver rubato un paio di scarpe. E qui erano maltrattati, usati come manodopera a bassissimo costo.
Pochi giorni fa ci siamo persi nel caleidoscopio del Salamanca Market di Hobart, abbiamo sperimentato l'arte contemporanea al Museum of Old and New Art. Spettacolare.
Adesso, qui accanto, un gruppo di ragazzi suona musica reggae. Salutiamo la Tasmania, che gli Australiani chiamano Tassie, e ci viene un po' di nostalgia. Ma forse è solo paura del traghetto: se il mare sarà mosso, come all'andata, e la Grande e il Papà staranno male, come all'andata, mi aspetta una traversata faticosa...

2 commenti:

  1. un abbraccio carissimo per il viaggio.
    Chiara

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  2. Buona traversata che ormai penso avete fatto.pap e mam

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