giovedì 13 febbraio 2014

delle pene

Mayfield Bay (Tasmania)
Il Papà, nonostante fosse gravemente ammalato, è stato tenuto ai lavori forzati. La Piccola è stata condannata "perché dava il cattivo esempio" agli altri bambini, la Grande punita per aver perso le sue scarpe durante la detenzione: ha dovuto trascorrere due settimane a pane secco e acqua. Ma quello che ha spaventato più di tutto le bambine è stato sapere che, dopo numerose tentate evasioni, io sono stata uccisa con un colpo alla schiena mentre scappavo per l'ennesima volta dal carcere.
Gli australiani si confermano amanti dell'effetto "ricostruzione-carosello" e quindi la visita al sito storico di Port Arthur, penitenziario famoso per i terribili trattamenti dei detenuti, inizia con l'associazione di ogni visitatore ad un prigioniero. Prima dell'ingresso vero e proprio, si attraversa un labirinto di stanze con le sagome di questi prigionieri e gli sfondi dei loro ambienti di vita e di lavoro. Il tutto mi fa un po'  sorridere, ma le bambine sono vivamente impressionate, perfettamente calate nella parte. La Piccola posa orgogliosa davanti alla sagoma del "suo" condannato, la Grande mi chiede di continuo come si possa punire un ragazzino per aver perso le scarpe. Aggiungo che, pochi giorni fa, lei ha davvero perso una scarpa, poi fortunatamente ritrovata.
Ripeto più volte che non è vero che mi hanno sparato alla schiena, è tutta una finzione, come una fiaba. Rassicuro la Grande solo dopo lunghi minuti, e finalmente ci dirigiamo al complesso principale, quello del carcere vero e proprio; a Port Arthur ci sono anche ospedali, celle di rigore, alloggi per gli ufficiali e chiese: è praticamente una cittadina. Dal punto di vista architettonico, il complesso è di una bellezza stupefacente. Ma è meglio non pensare alle sofferenze atroci di chi si trovava qui, magari solo per aver rubato qualche portafogli in Inghilterra. Saliamo sulla barca che ci mostra il sito dal mare, poi torniamo sulla terraferma. Ha smesso di piovigginare, la giornata è calda. A un certo punto la Grande mi guarda con aria molto seria, disapprovando un mio sorriso: - Mamma - dice - qui non c'è niente da ridere. Le prigioni non sono posti allegri. Non dovrebbero proprio esistere.
- Sono d'accordo. Ma senza prigioni come si farebbe?
- Non lo so. Non mi viene in mente. Comunque bisognerebbe tenere la gente in prigione per poco tempo, e non per tutta la vita. Soprattutto, bisognerebbe aver cura dei carcerati, dar loro da mangiare cose buone, come pasta al pomodoro o pizza, e non pane e acqua. Non è che perché uno ha sbagliato, allora lo si può trattar male...

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