martedì 11 febbraio 2014

la beccata dell'emù

Nubeena (Tasmania)
Lo so, lo so, la caccia fotografica nei parchi faunistici non ha molto senso, o comunque non dà la stessa emozione di riprendere l'animale in libertà. Lo so che accarezzare i canguri in una zona dedicata non ha lo stesso sapore che vederne un gruppo, da lontano, a passeggio in mezzo all'erba alta. Questo, però, è il punto di vista dell'adulto.
Il punto di vista della Grande e della Piccola è ben diverso: per loro qualsiasi cosa ha senso, ed è reale, solo se si può toccare. E non di sfuggita, ma toccare per bene, soffermarsi, sporcarsi, e possibilmente puzzare di selvatico. Oggi, quindi, abbiamo deciso di regalare alle bambine un pomeriggio al parco faunistico di Bonorong, un centro di conservazione delle specie autoctone (una specie di pronto soccorso-riabilitazione per animali) che si trova vicino ad Hobart. Ed è scoppiata la felicità. La Grande e la Piccola si sono trovate in mezzo ad un gruppo di canguri, che non aspettavano altro se non mangiare dalle loro mani. Le nostre ragazze non sapevano più dove voltarsi, e il cibo non bastava mai. C'erano canguri di ogni dimensione, grandi, piccoli, medi, un piccolissimo ancora nel marsupio della madre. C'erano grandissimi emù, che beccavano forte dalle manine, tanto che la Piccola si è spaventata e si è allontanata. Si è allontanata anche la Grande, ma poi è tornata più volte. Altissimo e con lo sguardo un po' allucinato, l'emù l'ha conquistata. C'erano i koala, che si potevano accarezzare, ma solo uno era sveglio, perché il koala, beato lui, trascorre 20 ore al giorno dormendo. C'erano lucertole dalla lingua blu, diavoli della Tasmania che si contendevano un gran pezzo di carne. Ma i diavoli della Tasmania tendono a mordere, non si potevano prendere in braccio o toccare. C'era un cucciolo di vombato rimasto orfano, che se ne stava in braccio all'operatrice, convinto che fosse la sua mamma. A Bonorong gli animali vengono tenuti finché non sono in grado di affrontare di nuovo la libertà. Il piccolo vombato, ci spiegavano, verrà riportato nel suo ambiente quando avrà 18 mesi. Un piccolo gufo, invece, rimasto cieco da un occhio dopo un investimento, non potrà più lasciare la gabbia, non sarebbe in grado di trovare da solo il cibo. C'erano poi wallaby, echidne, pappagalli. Le bambine li hanno toccati tutti. Alla fine del giro, io pensavo che avrei voluto lavar loro le mani con la candeggina. Pensavo che questi animali sono affascinanti, ma vederli in libertà, come già ci è capitato spesso, è un'emozione speciale. Poi ho guardato le bambine, sporche per essersi rotolate per terra insieme ai cangurini, con le mani unte per le leccate del koala e le beccate dell'emù. Le bambine che ridevano e si abbracciavano ed erano eccitate come non mai. E ovviamente puzzavano di selvatico, ma andava bene così.
In serata, cena davanti al tramonto e grande scorpacciata di ciliegie "a chilometri zero". In febbraio non ci era mai capitato.

2 commenti:

  1. Mi sembra di vederle rotolarsi.pap

    RispondiElimina
  2. Che esperienze!Non solo per le piccole anche per i grandi.Esperienze uniche .Mi sarei rotolata anch'io.Mam

    RispondiElimina