domenica 16 febbraio 2014

ebbrezza da figlio unico

Melbourne
La Famiglia in cammino, con l'immaginazione che la contraddistingue, pensava al ritorno in Australia come ad una crociera. La Grande era certa di potersi finalmente godere il cinema di bordo, piacere che due settimane fa le era stato rovinato dal mal di mare.
La Piccola sognava di andare al ristorante, a mangiare chissà quali golosità, e stare per ore intere nella stanza dei giochi, oltre che, naturalmente al cinema. Il Papà voleva trascorrere la giornata (9 ore di viaggio) a ricaricare cellulari, macchine fotografiche e apparecchi vari, leggendo nel frattempo la Lonely Planet per programmare le prossime settimane. Io speravo semplicemente che la famiglia stesse bene, e di potermi finalmente rilassare senza reggere sulle mie sole spalle il peso dei congiunti che vomitano.
Fantastiche idee che si sono scontrate con l'amara realtà: il mare, pur essendo meno agitato dell'altro giorno, ha comunque regalato emozioni; la Grande ha iniziato a star male poco dopo la partenza. In quei casi, si sa, l'unico sostegno di qualche efficacia sono le coccole materne, e quindi sono stata impegnata con lei in braccio, passandole un apposito sacchetto dietro l'altro, praticamente da subito.
Tuttavia, memore dell'altra volta, ho adottato la tecnica di farla stendere sul divanetto e dormicchiare. Il Papà, in condizioni simili (pur non ridotto male come l'altra volta) è stato ben contento di farle compagnia e la Piccola, a quel punto, è stata padrona della scena. Lei, del resto, il mal di mare non sa proprio cosa sia. Mollati i due quarti della Famiglia nell'angolino-divano, io e la Piccola abbiamo fatto lunghi giri della nave, tenendoci romanticamente per mano. Abbiamo rosicchiato untissime patatine guardando "Bee Movie" e ridendo sulle stesse battute. Abbiamo bevuto succo d'arancia; e si sa, mangiare patatine e bere succo, per di più nello stesso giorno, è una trasgressione non da poco, soprattutto se condivisa con la rigidissima madre. Ma il top l'abbiamo raggiunto quando, da una  giovane animatrice per bambini, ci siamo fatte disegnare la stessa farfalla rosa sull'avambraccio. Siamo uguali, mamma! ha esclamato lei tutta fiera. Per qualche ora la Piccola ha gustato l'ebbrezza della figlia unica, e non le è parso vero. Mi sono chiesta se la condizione ideale non sia quella del figlio unico, che non deve dividere nulla e ha i genitori sempre per sé. Mentre me lo chiedevo, però, si è svegliata la Grande. Si sono messe a disegnare insieme. Hanno partecipato ad un laboratorio per bambini, creando due spille identiche. Hanno chiesto alla giovane animatrice di avere loro due lo stesso disegno sulla mano. E mentre consideravo di nuovo la questione del figlio unico, la nave è entrata in porto a Melbourne. Tutto sommato il viaggio è andato meglio dell'altra volta.

3 commenti:

  1. Due è pur sempre il doppio di uno.....sono contenta che il viaggio non sia andato troppo male. Un abbraccio forte forte.

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  2. Avere un fratello o sorella aiuta ad imparare a condividere e non è mai troppo presto per farlo. Magari fare il figlio unico a turno, così come hai fatto tu con entrambe negli ultimi tempi, può essere un ottimo compromesso.

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