mercoledì 8 luglio 2020

cosa si mangia oggi

TAPPA 11 - Da Vercelli a Robbio 19 km 
Tre bambini che crescono e camminano hanno un gran bisogno di nutrirsi: il cibo è spesso nei nostri pensieri e nei nostri discorsi. D’altronde sul Cammino si impara e preoccuparsi soltanto dell’essenziale. Il nostro pasto preferito è la cena: oggi, appena entrati in Lombardia, siamo in un agriturismo a mezza pensione. Risotto e bistecca ai ferri. Ieri meglio ancora: a Vercelli abbiamo goduto di una splendida pasta alle verdure preparata per noi dall’hospitalera volontaria. Lei nella vita fa l’infermiera e lavora a Bergamo. Poche città sono state così colpite dal Covid. I ricordi sono ancora freschi. Di fronte a una tavola imbandita, però, sembra che il peggio sia alle spalle. Sembra davvero che tutto vada bene, come recitano le lenzuola appese ancora numerose alle finestre. Il bello del Cammino dovrebbe essere anche questo: chiacchierare intorno ad un tavolo con persone appena incontrate, come se si fosse un gruppo di amici; ma purtroppo l’accoglienza più semplice scarseggia: è troppa, ancora, la paura del contagio. Abbiamo ritrovato l’hospitalera questa mattina prestissimo, con sorriso e caffè. «Sono colpita da tua figlia maggiore - mi ha detto all’orecchio - credo che possa davvero diventare un magistrato, come dice. Ha quella fierezza tipica dei siciliani». Annuisco. Sul pellegrinaggio si può diventare famiglia per un giorno. Questa è la magia delle sistemazioni tradizionali. Nelle strutture private ovviamente non è così, e non c’è cucina raffinata che possa compensare quest’aspetto. Oltre al fatto che alberghi e agriturismi viaggiano su fasce di prezzo ben più alte rispetto ad un ostello. Speriamo che le accoglienze senza scopo di lucro aprano in fretta.
Vantaggio delle strutture private, invece, è che nel costo del pernottamento è compresa la colazione. Noi siamo già sulla strada prima che apra qualsiasi buffet (il Papà soffre il caldo, cerchiamo di partire intorno alle 6) ma in tanti sono disposti a prepararci un piccolo pasto da portar via. Ci avviamo, mentre fa giorno, con le buste appese al passeggino, e generalmente mangiamo un boccone dopo la prima oretta di strada. Nel frattempo il Piccolo emerge dal sacco a pelo, chiede anche lui un biscotto e parte alla ricerca del primo ramo della giornata. 
Il pranzo è il pasto più complicato. Dai cestini della colazione generalmente non avanza nulla, e quindi a metà giornata bisogna arrangiarsi. Il ristorante è escluso: in cinque, e con l’appetito che i miei figli si ritrovano, rischierei di dovermi bloccare una settimana a lavare piatti per saldare il conto. Il sistema migliore è fermarsi per strada in un negozio di alimentari e farsi preparare dei panini da mangiare all’ombra. Il problema è che non sempre il punto vendita si trova, e può capitare anche di dover tirare senza mangiare fino a fine tappa, rimediando poi con una merenda o un gelato. Oggi comunque è andata bene. Partiti da Vercelli con un po’ di ritardo - per i saluti di rito all’hospitalera - abbiamo camminato fra risaie e canali, di nuovo accompagnati dal volo degli aironi. Ci siamo fermati al paese di Palestro per un rifornimento di pizza al taglio e frutta, poi nuovo pit-stop per pranzo al sacco qualche chilometro più in là, proprio poco prima di arrivare a Robbio. Io a casa detesto cucinare. Non ho mai idee, ingredienti o tempo sufficiente. Ma sul cammino tante cose sono più semplici. 

2 commenti:

  1. L'essenziale si l'essenziale. Buona continuazione

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  2. la semplicità e l'essenziale è ciò che rende felici .Mam

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