martedì 28 luglio 2020

perché niente è scontato

TAPPA 31 - Da Galleno a San Miniato 22 km 
Passavamo da Fucecchio. Una macchina aveva appena rischiato di investire il Piccolo; confesso che fra me e l’automobilista c’è stato uno scambio di battute poco edificante. A ripensarci lei non aveva tutti i torti, ma io ho avuto la reazione della tigre spaventata. Abbiamo visto la casa natale di Montanelli. Siamo passati davanti ad un bar dove la gente faceva chiasso come in Sicilia, solo con una pronuncia diversa, e ci siamo sentiti a casa. Poco dopo, sul belvedere, davanti all’abbazia di San Salvatore, ci hanno raggiunto i nonni. Si sono fermati per un abbraccio e poi hanno proseguito verso il mare. Fa un po’ impressione pensare che loro hanno percorso in una mattina la strada su cui siamo ormai da un mese. Ancor più impressione mi ha fatto vedere il modo in cui i bambini li hanno abbracciati, vedendoseli comparire davanti all’improvviso. Il Piccolo è saltato in braccio alla nonna e non è più sceso. Poi ha insistito per mostrare al nonno la foto della casetta di rami che ha costruito l’altro giorno. Sulla Via si capisce bene che nulla è scontato. La presenza delle persone care, l’esistenza dei giocattoli. Il tempo di un caffè al bar e poi via, ognuno per la sua strada. Arriveremo più o meno alla stessa ora, a centinaia di chilometri di distanza. Loro al Sud, noi a San Miniato. Il paese è diviso in due: in alto il centro storico, a valle la zona nuova. Qui devo fermarmi: le camere d’aria del passeggino continuano a bucarsi. Temiamo che la causa sia un problema ai copertoni. Raggiungo un meccanico di bici con l’intento di farmeli cambiare (impresa in cui non riesco: il meccanico non ha tempo), ma il tutto presuppone una deviazione di un chilometro e mezzo. Non posso imporre ai bambini tre chilometri sotto il sole in una periferia commerciale, quindi la Famiglia si divide. Il Papà comincia a salire insieme alla prole; io corro, con tutta la velocità che le mie gambe in questo momento mi consentono, verso il negozio. Fallisco nell’intento, mastico amaro e comincio a salire verso il borgo sulla collina. La pendenza è in stile Gran Premio della Montagna (infatti, oltre alle auto e a me con il passeggino, c’è una bicicletta; continuiamo a sorpassarci), ma arrivo rapidamente. Stasera dormiamo in un casale antico. Il Papà e tutti i figli sono arrivati prima di me. Il Piccolo mi corre incontro: «Mamma, ci accolgono!» urla pieno di gioia. Non sapeva che avevo telefonato qualche giorno fa, perché la prenotazione in tempi di Covid è obbligatoria. Ma ha capito che mangerà un piatto di pasta e avrà un letto per dormire: sulla strada nemmeno questo è scontato. I proprietari, genitori di una famiglia numerosa, avevano sognato l’ospitalità pellegrina lungo il Cammino di Santiago. Poi hanno trasformato l’idea in realtà. Ci accolgono come amici, ceniamo insieme. Il Piccolo si fa accompagnare a raccogliere prugne e pomodori nell’orto. A cena parliamo della fatica del lockdown, della fatica di crescere i figli; della fatica di camminare tutto il giorno, ogni giorno, oppure ospitare i pellegrini dalle 5 del mattino a sera tardi, senza fermarsi mai: vita da hospitaleri. Ricorre tante volte la fatica nei nostri discorsi, eppure siamo tutti sorridenti. Si vede qualche lucciola fuori, mentre andiamo a dormire. Un altro posto dove lasciamo un pezzetto di cuore. 

2 commenti:

  1. niente è scontato, nemmeno leggere senza commuoversi

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  2. La fatica non è nulla davanti all' immensa gioia che si prova negli incontri."nulla è scontato"!!!!.Mam

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