lunedì 20 luglio 2020

se oggi siamo qui

TAPPA 23 - Da Berceto a Groppodalosio 20 km
Tante volte, nei giorni scorsi, ho pensato: «Se arriviamo lì, allora arriveremo fino in fondo». Un po’ come quando, da bambina, stavo attenta a non calpestare lo spazio fra una mattonella e l’altra. Se non calpesto, la mamma preparerà pasta alla carbonara. Ora ci siamo arrivati. Ancora non riesco a dire «ce la faremo», ma intanto siamo al Passo della Cisa. Un luogo storico, uno dei simboli della Francigena, la metà del Cammino. A 500 chilometri da un altro passo, quello del Gran San Bernardo, dove tutto è iniziato 3 settimane fa, in un giorno di freddo e con la neve per terra. 
I pensieri poetici durano un secondo: al passo, di fronte alla piccola chiesa («Me posuerunt custodem», mi posero come custode, recita la scritta sulla porta), il Piccolo è fuori di sé per l’eccitazione. Abbandona il suo panino, ma ruba un’albicocca alla Media, la quale reagisce con uno spintone. Poco ci manca che mi finisca il bambino sotto le ruote di una moto (ce ne sono anche oggi - per fortuna non ai livelli di ieri). Dimentica nella fontana la sua pistola ad acqua. Attacca bottone con chiunque. La signora del negozio di souvenir gli regala una palla: «È un bambino così intelligente!» commenta. Foto di rito e iniziamo la discesa: è uno dei tratti più suggestivi dell’intera Francigena. Siamo in Toscana. Le colline si estendono a perdita d’occhio. Sotto di noi, lontana lontana, si vede l’autostrada. Quante volte l’ho percorsa, da bambina, andando in Sicilia con i miei genitori. Mai avrei pensato di vederla così dall’alto, e che mi sembrasse così piccola. 
Cominciamo a scendere, ed è un patimento. Il primo pezzo è talmente ripido che anche un camminatore deve aiutarsi con le mani. Un camminatore con passeggino è spacciato: non ho capito nemmeno io come ho fatto a i tirarmi fuori. Il secondo tratto è chiamato, dagli abitanti del luogo, la Sassaia: un nome, un programma. Mai che ci capiti un sentiero soprannominato Corridoio. Autostrada. Biliardo. La discesa lungo la Sassaia ci costa tempo ed energie. Ci fermiamo solo una volta, per mangiare un po’ di frutta e riposarci. Il tratto è veramente snervante: più di una vola ho paura che mi sfugga il passeggino di mano. Già lo immagino rotolare a valle. 
Arriviamo a Groppodalosio con una certa fatica, ma il posto vale l’ultima salita: un gruppetto di case in pietra, aggrappate alla montagna. Un ostello dal sapore magico. Lo gestiscono due fidanzati che si sono conosciuti sul Cammino di Santiago. Adesso hanno il sogno di dare ai pellegrini la stessa accoglienza che hanno ricevuto loro: è l’unico ostello privato a donativo di tutto il percorso. Di fronte ad un’ottima cena, in una piccola terrazza sotto il cielo stellato, alziamo due bicchieri di vino rosso. Brindiamo al tramonto, ai Cammini, alla metà della Via Francigena. 

4 commenti:

  1. brindiamo insieme :tutti a ROMA.Mam

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  3. mi ricordo di una vecchia canzone che diceva:
    "Se stasera son qui,
    è perche ti voglio bene ..."
    Puoi orgogliosamente dire:
    "Se oggi siamo qui,
    è perchè ci vogliamo bene ..."
    Ovviamente quel "ci" intende la famiglia pellegrina in cammino.
    B R A V I !!!!

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